Una galleria d’arte contemporanea tra i vicoli della città: ecco la street art targata Napoli

Iolanda Nunziante

Un labirinto di odori, sapori ma soprattutto contraddizioni: il centro storico di Napoli non è solo il centro nevralgico della storia della nostra città, è la culla del paradosso partenopeo: chiese, obelischi e musei prestano il fianco a vichi di voci e venditori, a statuette e a miniature ironiche, al buon cibo e alla musica dai balconi. Partiremo da qui per rendere l’idea di quella corrispondenza d’amorosi sensi che negli anni è nata tra Napoli e la Street art. Questa forma d’espressione artistica, che ha lo scopo principale di liberare la fruizione delle opere dai logori paradigmi dei musei e delle gallerie, di ribellarsi alla nicchia intellettuale per andare incontro a chiunque, ha il suo palcoscenico ideale nella nostra città. La luce emessa da questo connubio si propaga a raggio per toccare anche le province più difficili del capoluogo campano, ma il centro propulsore sta tutto tra Via dei Tribunali e Forcella. Proprio a Forcella lo street artist Jorit Agoch inaugurò nel 2015 il “suo” Gennaro,

un enorme ritratto del Santo Patrono della città, che dà gli occhi al cielo mentre sul viso due linee rosse scavano i solchi dello “Human Tribe” dell’artista. A pochi passi dal volto di San Gennaro, che ha riqualificato l’immagine di uno dei quartieri più difficili di Napoli, Via dei Tribunali con la sua linea lunga ha invece offerto due piazze ad altri straordinari esempi di street art. Prima, Mission Possible di Roxy in the box, a Piazza Cardinale: uno stancil che raffigura San Gennaro e Caravaggio presi nella lettura, rispettivamente, del Sole 24 Ore e del New York Times. Lo sguardo ironico e insieme critico di una delle protagoniste dell’arte contemporanea su scena nazionale e non, e la particolare scelta di rappresentare accanto al Santo il pittore Caravaggio, autore dell’opera “Le Sette opere della Misericordia” conservata nel vicino Pio Monte della Misericordia. Pochi passi ancora e infine, certo non per importanza, la Madonna con pistola di

Bansky, a Piazza Gerolomini. Lo street artist più famoso al mondo ha scelto Napoli per l’unica sua opera in Italia, e lo sguardo afflitto della Madonna con un revolver in luogo dell’aureola, è una denuncia sociale in pieno stile Bansky. Certo queste sono opere di grandi artisti, dalla fama internazionale e dal talento riconosciuto, che come una cassa di risonanza hanno restituito a Napoli un’immagine nuova e moderna sulla scena artistica contemporanea;  raffigurazioni, stencil e murales però, campeggiano le mura di Spaccanapoli anche in forma anonima: da Pino Daniele che imbraccia felice la sua chitarra, alle robotiche figure che sembrano richiamare le celebri rappresentazioni di Jean-Michel Basquiat (uno dei primi e più grandi street artist al mondo). L’impressione che ne viene ci dà l’idea non solo, come abbiamo detto di un centro nevralgico, ma del cuore pulsante di una cultura forte e lacerata, fiera e ferita, ancora resistente come la Super Frida Kahlo dal volto interrotto a Piazza San Gaetano: da questo punto i vasi carichi di rosso arte irradiano anche i quartieri spagnoli con le opere di Cyop&Kaf, il Parco dei Murales a Ponticelli con altre opere di Jorit, ma anche Barra e San Giorgio a Cremano, mentre nel e per il Rione Sanità andrebbe compiuto un viaggio a sé tanta è la ricchezza delle immagini.

Iolanda Nunziante

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