Protesta agli scavi: i lavoratori addetti all’accoglienza incrociano le braccia contro il nuovo bando

Ercolano – Secondo il nuovo bando i lavoratori dovrebbero essere solo otto, a fronte dei 50 attualmente impegnati all’accoglienza degli Scavi di Ercolano. E monta la protesta: i 50 lavoratori addetti al servizio di accoglienza e di biglietteria degli Scavi incrociano le braccia, disagi per i turisti. I Cobas hanno scioperato contro il bando indetto dal Parco Archeologico – pubblicato a gennaio su Consip – relativo all’affidamento a privati del servizio di biglietteria e affini. Gli attuali addetti sono tutti dipendenti della Opera-Laboratori Fiorentini, società che gestisce i servizi aggiuntivi di molti siti archeologici in Italia.

I lavoratori lamentano che il nuovo bando prevede il passaggio di cantiere per sole 8 unità e questo nonostante il perimetro delle attività da garantire ai turisti sia stato notevolmente ampliato, fino a comprendere anche le visite guidate in lingua straniera.

Una novità che, fra l’altro, determinerebbe un danno economico ad altre categorie, a cominciare dalle guide turistiche abilitate della Regione Campania, che si vedrebbero sottrarre una quota rilevante di clienti.

Ma non è tutto. «Il bando – ha spiegato Luigi Napolitano, componente del coordinamento regionale dei Cobas e Rsa di Cobas Lavoro Privato – prevede il passaggio dal contratto del commercio a quello multiservizi per le aziende di pulizia, con una diminuzione del salario mensile dei lavoratori di circa 200 euro, cui andrebbe aggiunta una riduzione del monte ore».

I Cobas chiedono «l’internalizzazione dei servizi aggiuntivi e del personale, come accaduto anche per altre categorie – ha proseguito Luigi Napolitano – come, per esempio, le circa 10mila unità del personale Ata, afferenti a cooperative private, che sono state assunte dal Ministero dell’Istruzione».

In questo caso le assunzioni sarebbero in capo al Ministero della Cultura. Secondo il leader dei Cobas, una simile operazione produrrebbe non solo un miglioramento delle condizioni dei lavoratori, ma anche «un più sostanzioso gettito per le casse dell’erario pubblico, poiché oggi le società private versano allo Stato solo il 12-13% degli incassi del servizio di biglietteria».

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