La censura vince una battaglia, la verità vincerà la guerra: “Saremo noi a salutare il murales dedicato a Ugo”

In questi giorni ci siamo confrontati con la famiglia di Ugo, con il condominio dell’immobile e molti abitanti del quartiere (ricordiamo che l’amministrazione ha le firme di oltre mille abitanti dei quartieri spagnoli che difendono le ragioni dell’opera). Insieme abbiamo condiviso il sentimento collettivo che l’imposizione di cancellare l’opera di Leticia Mandragora dedicata a Ugo è una pesante censura alla battaglia per avere verità e giustizia per un ragazzo di quindici anni cresciuto nel quartiere e ucciso da un carabiniere fuori servizio con quattro colpi di pistola per i quali adesso la procura (dopo tre anni) chiede l’imputazione di omicidio volontario pluriaggravato. Abbiamo deciso altresì di essere noi a salutare il murales di piazza Parrocchiella, oggetto dal momento della sua inaugurazione di una pressione mediatica e istituzionale senza precedenti. Si tratta di una decisione che coinvolge anche e soprattutto il piano umano: da questo punto di vista è prevalsa la motivazione di non vivere un’ulteriore prepotenza con la cancellazione in danno da parte del comune che avrebbe significato la militarizzazione della piazza e comportato ulteriori strumentalizzazioni e diffamazioni da parte di chi sui media e nella politica cinicamente ancora specula sulla morte di un adolescente.
(tecnicamente ci vorranno 10-15 giorni, dovremo capire col comune e con il condominio i passaggi da fare per una vicenda che è un caso unico in città).

La decisione segue la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 8 febbraio, con cui attraverso dei cavilli formali inediti e partoriti esclusivamente per il nostro murales, il comune ne ha dichiarato “l’illegittimità”. Un’illegittimità che non nasce dal suo contenuto malgrado quel che si dice. Contenuto sempre presente nelle polemiche mediatiche ma mai citato nel contenzioso amministrativo, perchè la giurisprudenza vieta alla pubblica amministrazione di censurare un opera in base alla sua interpretazione (per ovvi motivi costituzionali). Bensì forzando un’interpretazione del piano regolatore, ora cristallizzata al consiglio di stato, che di fatto vieta i murales (e non solo) su tutti i palazzi antecedenti la seconda guerra mondiale anche se non vincolati. Una sentenza che sancisce di fatto l’abusività del 90% dei murales del centro storico, comprese quelle opere patrocinate o finanziate dal comune, e che arriva nonostante il murales per Ugo sia stato l’unico in città che ha prodotto una Cila in sanatoria con i pareri favorevoli e i nulla osta della Soprintendenza (caso più unico che raro in cui l’amministrazione si dimostra più rigida e formalistica). Alleghiamo l’accesso agli atti chiesto due anni fà dal presidente del consiglio comunale a cui gli uffici urbanistici risposero di non essere riusciti a rintracciare alcuna autorizzazione edilizia per nessun murales di una lista tra quelli più famosi, patrocinati spesso dall’amministrazione. Ci chiediamo retoricamente se in due anni si sia aperta un’istruttoria su almeno una di queste opere e si sia pensato di agire di conseguenza… Ora probabilmente l’amministrazione dovrà fare una sanatoria (ma dopo la cancellazione del murales di ugo se no non saprebbe come escluderlo) per salvare queste opere da sè stessa… Se questo non basta a spiegare l’ipocrisia di questa vicenda non sappiamo cosa possa farlo. Semplicemente non c’è stata l’onestà intellettuale di chiamare questa azione per quello che era: una censura alla volontà di tenere viva l’attenzione pubblica su questo caso!
L’assessore De Jesu non può dichiarare che il murales è nato “senza regole” se sa benissimo che un regolamento per i murales sui muri privati di palazzi non vincolati non esiste. Seguimmo tutta la prassi esistente a quel momento e anche di più. Il punto è che non si può usare l’urbanistica con flessibilità quando da consenso e come un manganello quando è scomoda. Noi amiamo l’arte di strada e proprio per questo vogliamo ricordare che la street art nasce fuori dai musei anche se non soprattutto per dire cose scomode, non per abbellire pizzerie e aiutare il turismo…
Il murales di piazza Parrocchiella lancia un messaggio di verità e giustizia per Ugo e un monito per tutti i ragazzi dei quartieri popolari della città, troppo spesso abbandonati al proprio destino. Ma se si può censurare un murales non si può cancellare la verità:
Il 2 marzo, a tre anni dalla maledetta notte dell’omicidio di Ugo Russo, terremo un’assemblea in piazza Parrocchiella con le persone che hanno a cuore questo percorso, in costruzione della mobilitazione per l’udienza: sarà l’occasione per condividere le percezioni collettive rispetto anche a tutta questa vicenda del murales. Il 9 marzo diamo invece appuntamento per un presidio al Tribunale di Napoli in piazzale Cenni.
Di sicuro altre iniziative seguiranno in futuro per tenere viva questa vicenda nella comunicazione pubblica e nella città ma non vogliamo spoilerare…: Giustizia per Ugo Russo!

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