Ciao Umberto, portafortuna di tanti studenti. Al Padreterno non chiedere il pane e nemmeno i miracoli

Ciao Umberto. Dove andrai (e chi lo sa?!) mi sa che non potrai né chiedere soldi, né ‘o pa’.  Pare che lì non si mangi e qualora si dovesse farlo, nessuno è mai sceso o risalito per dirci come si sta. Poche ore fa si sono svolti i funerali di Umberto Consiglio, animatore delle giornate degli studenti del Bellini, tra Accademia e Conservatorio, quelli che sotto lo scalone della Minerva prima di seguire i corsi di latino o di letteratura italiana di Matteo Palumbo e quelli di storiorgrafia dell’allora rettore Fulvio Tessitore, ti vedevano arrivare ciondoloni, spesso anche d’inverno solo con la maglietta, a chiedere ‘o pà appunto. Non chiedevi il pane, anzi, chiedevi monetine che forse ti sarebbero servite per comprare anche da mangiare, nonostante avessi i tuoi posti dove le cambiavi in soldi di carta. Io ti ho incontrato ovunque: dal centro storico, dove contendevi la scena col Barone, alla riviera di Chiaia che nobile diciamoci la verità non lo è mai stata. Quando sono comparsi i primi cellulari che facvano foto e video gli studenti nuovi, quelli che pensavano la Pantera fosse solo un animale della savana, ti riprendevano in video mentre col tuo slang cercavi solo na cos’ e soldi.

Io e Mariano farina scoprimmo pr casa che avevi una casa che condividevi dalle parti dei Quartieri Spagnoli con tua sorella e i tuoi nipoti, poco distante dalla Chiesa di San Ferdinando dove stamattina hanno svolto i tuoi funerali. Hai accompagnato come portafortuna Anna che agli esami se non  ti incontrava fuori la “centrale” era capace di non presentarsi, nonostante studiava sempre. Forse finirai anche tu sulle magliette come il “Barone” che magari chiedeva la Peroni o qualche sigaretta, perché Napoli è così: sa distruggerti e assieme donarti quell’inclusione sociale tanto di moda oggi nelle aule delle università, vicino alla parola digitale. Ciao Umberto. Mi ricordo quando andavamo alla mensa e ti regalavamo il cestino che gli studenti meritevoli col reddito basso avevano assieme alle borse di studio. E mi ricordo le risate di mariano, che non era affatto allegrissimo di suo, quando il pomeriggio salivamo a San Domenico per prenderci il sole. Tu correvi ciondolante a destr e a manca per le monetine. Idealmente sei stato un porta fortuna. Ti incontrai due volte all’esame di letteratura italiana uno: la prima volta non mi presentai, la seconda dopo mesi sì, tanto da prendermi l’appellativo del prof. Palumbo di “tutto chiacchiere e distintivo”. Andò bene l’esame nonostante quelle parti monografiche non finissero mai. Ciao Umberto, al padreterno non chiedergli il pane, siccome sa fare i miracoli chiedigli perché nell’era digitale esistono tanti poveri cristi. Sei stato importante.

di Paolo Perrotta

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