Auguri professore. Che l’anticamorra sia come lei: rigorosa e senza compromessi
Oggi avrebbe festeggiato il compleanno. Magari assieme ai tanti ragazzi (studiose e studiosi) che si approcciavano allo studio della camorra e delle mafie da un punto di vista non solo sociologico, ma soprattutto come impegno civile. Il 6 aprile è la data del compleanno del Prof. Amato Lamberti, che ho avuto il piacere di conoscere da studioso all’Università (io appartenevo all’altro filone di giovani studiosi della camorra, quello con una matrice più storica e meno sociologica che faceva capo per intenderci al prof. Franco Barbagallo) poi da amministratore pubblico quando faceva il Presidente della Provincia e poi ancora come presidente e promotore dell’Osservatorio sulla Camorra che poi divenne un inserto grazie alla sensibilità di direttore ed editore de Il Corriere del Mezzogiorno e alla passione di Chiara Marasca che ne animava le pagine. Ogni 6 aprile, da quando è morto, dopo aver combattuto una bruttissima malattia, penso ai discorsi che facevamo e ai libri che ci consigliava di studiare. Il prof Lamberti me lo presentò Roberto Gentile il mio prof di Psicologia Sociale con cui facevo la tesi quando ancora esisteva il corso di laurea in Filosofia con indirizzo psicologico. Le dinamiche del portaborsismo e dei posti in prima fila non esistevano né con Roberto né con Amato che nel bel film Fortapasc è interpretato da Renato Carpentieri e traccia la linea di come si dovrebbe studiare la camorra (perché certe organizzazioni vanno studiate) e soprattutto di come si dovrebbe fare il giornalista. Ma quelle sono altre storie e anche Siani come Roberto e Amato, non c’è più. Aug prof. Che l’anticamorra sia una dimensione dell’anima, come purtroppo è diventato anche ‘o sistema e non solo una corsa alle poltrone (e poltroncine). Oggi c’è un premio intitolato ad Amato Lamberti. (Enrica Amaturo, Gabriella Gribaudi, Giuseppe Acocella, Luciano Brancaccio; lo storico della camorra Isaia Sales , l’assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele ed il giornalista d’inchiesta Arnaldo Capezzuto fanno parte del comitato scientifico) e non solo nelle università si parla di certi fenomeni che con le calibro nove non hanno a che fare, ma coi colletti bianchi sì. Amato Lamberti, studiava la corruzione, terra di confine tra Stato e antistato che spesso conviene non citare. A questo serve il ricordo di chi ha dato tutto allo studio di certe dinamiche, abusate senza, spesso senza troppa conoscenza.
I commenti sono disabilitati