A Sant’Anastasia cambiano le “regole” della refezione a scuola, mamme sul piede di guerra. “Denunceremo tutto al Provveditorato e al sindaco!”

Sant’Anastasia – C’è in ballo qualcosa in più del panino: nell’intenzione di proibire che nelle mense scolastiche vengano consumati pasti portati da casa si va dritti al ruolo dell’istruzione pubblica italiana. Se la IX Commissione del Senato (Agricoltura e produzione agroalimentare) ha recepito un emendamento al disegno di legge 2037 sulla ristorazione collettiva, secondo cui “i servizi di ristorazione scolastica sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche”, a Sant’Anastasia questa legge non è arrivata né nelle stanze del sindaco Lello Abete né in quelle della dirigenza scolastica. Il cibo servito a mensa, infatti, non è finalizzato solo al nutrimento ma anche alla formazione degli alunni, e che pertanto l’atto di star seduti nello stesso luogo dei compagni a mangiare le loro stesse pietanze ha di per sé valore educativo. Di questa legge e del valore formativo dello stare assieme consumando il pasto se ne è dimenticato il primo dirigente della Scuola Boschetto, la prof. Maddalena De Masi che con una circolare (Prot. N. 3691.5.63 del 19 ottobre 2017 che dalle proteste delle mamme sembrerebbe non esser passata per il consiglio d’istituto) proibisce ai bambini che non usufruiscono del servizio mensa di mangiare nel refettorio (che nella scuola del Boschetto, però, non esiste, ma è ridotto all’atrio) assieme agli altri e di fatto cambia tutte le regole in materia di mensa e condivisione alimentare, sancite dalla legge 2037 sulla refezione collettiva.

“Si comunica – si legge nella circolare del dirigente scolastico che ha mobilitato i genitori pronti ad un esposto contro la dirigente da inviare al Provveditorato degli studi della Campania e al sindaco di Sant’Anastasia Lello Abete – che dal 23 ottobre il servizio di refezione scolastica sarà effettuato dalle ore 12,15 alle 13,15. Gli alunni che usufruiscono del pasto domestico consumeranno lo stesso nella propria aula, mentre quelli che usufruiscono della refezione scolastica gestito dalla ditta ri.ca. consumeranno il pasto nella zona mensa, contemporaneamente agli alunni della scuola dell’infanzia.  Il cambio di modalità di erogazione deriva dalla necessità di separare le due tipologie di menù (domestico e pasto ditta) per evitare promiscuità (che invece avviene coi bimbi delle materne, che da legge hanno un altro menù). I signori docenti della scuola primaria avranno cura di accompagnare gli alunni che usufruiscono delle mansa nella zona mensa (che nella scuola in questione non esiste, ma è ricavata nell’atrio dell’istituto cìdove si è promiscui a tutto, per la verità). Ciascun gruppo di venti alunni sarà sorvegliato a turno da uno dei docenti in compresenza”. Le mamme sul piede di guerra minacciano denunce. “Come possono i bambini mangiare sullo stesso banco dove hanno scritto con l’inchiostro? Chi ha rilasciato le autorizzazioni sanitarie? E ancora: per quale motivo hanno cambiato l’orario della refezione senza comunicarlo a nessuno?” Da lunedì le mamme minacciano un presidio fuori scuola per far tornare la dirigente scolastica sui suoi passi, entro cioè una legge dello Stato la 2037 appunto che intende il momento del pasto come fondamentale all’educazione e alla crescita dei bambini.

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