Napoli e il Cinema Mondiale perdono il maestro Franco Rosi

franco rosi

Un altro lutto per la città. Era tornato a Napoli per i 50 anni del capolavoro ‘”Le mani sulla città’, nell’ottobre del 2013, al Modernissimo; qualche anno prima aveva accettato l’invito delle associazioni di Scampia, quando il quartiere napoletano era sfondo solo di cronaca nera e non un set da fiction, per parlare di stato e di legalità ai ragazzi. Anche se non vi abitava più da molto tempo Francesco Rosi aveva mantenuto fino agli ultimi anni un contatto intensissimo con Napoli e non solo con gli intellettuali che aveva raccontato nel suo ‘Diario napoletano’, da Gerardo Marotta a Giuseppe Galasso, da Cesare de Seta a Piero Craveri, amici come lo erano, da una vita, gli scrittori Raffaele la Capria ed Ermanno Rea, ma sopratutto per diffondere, quando possibile, il suo messaggio educativo ai giovani.   ”Il maestro scoprì letteralmente Scampia, fu incantato dalla attività del centro Gridas di Mirella Pignataro, appoggiò l’appello ‘Gli studenti delle scuole di Scampia vogliono un cinema’ – racconta all’Agenzia Ansa,  Desirè Klain fondatrice del festival Periferie del mondo periferie immaginarie. – Era il 2006, e qualche giorno prima uno sconosciuto Roberto Saviano aveva presentato proprio al nostro festival un libro intitolato Gomorra. Rosi aveva accettato il nostro invito senza conoscerci, con la grinta e l’entusiasmo di sempre. Vogliamo portare avanti il suo messaggio, il grande cinema deve entrare nelle scuole e raccontare la storia”. A Napoli ha sempre vissuto il fratello Massimo Rosi, architetto, e per festeggiarlo il maestro era tornato in citta nel 2013 con la figlia Carolina, compagna di Luca de Filippo, quando gli fu consegnato il premio della fondazione Mannajuolo.

La scomparsa dell’anziano maestro è un nuovo lutto per la citta’ che si aggiunge a quello per Pino Daniele, collegato da un legame impresso nella memoria dei cinefili: nel film ‘Tre fratelli’ del 1981 Rosi scelse proprio la canzone ‘Je so’ pazzo’ del giovanissimo Daniele per la scena del sogno del personaggio interpretato dal grande attore napoletano Vittorio Mezzogiorno.

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