Terranostra Occupata, il collettivo che restituisce la terra ai territori
Casoria – “La nostra missione è liberare questo luogo dal filo spinato per restituirlo alla cittadinanza nel suo stato più puro”. Nasce così il collettivo Terranostra: agli inizi di luglio un gruppo di persone tra studenti, attivisti e lavoratori hanno dato nuova vita ad uno spazio ormai dimenticato di Casoria: un ex deposito militare di carburante, vicinissimo alla stazione ferroviaria. L’area è composta da 4 ettari di terreno e un paio di piccoli edifici, ridotti all’abbandono e al degrado da oltre 35 anni. Ribattezzato “Terranostra Occupata”, in memoria del celebre cantautore Pino Daniele, lo spazio è stato liberato dagli scarti organici che lo soffocavano e riqualificato grazie alla forza-lavoro di oltre 30 attivisti, supportati dalle persone del quartiere. “La nostra idea non si ferma al parco urbano, – racconta un componente del collettivo – piuttosto vuole essere la creazione di uno spazio verde da vivere, conoscere e valorizzare”. Circondato da filo spinato e imponenti mura di cemento, al suo interno nasconde un vero e proprio paradiso naturale, dove i giovani di “Terranostra”, spinti dall’amore e dal rispetto della natura, hanno creato un orto sociale al servizio di tutti. È possibile trovare basilico, friarielli napoletani, rucola selvatica e menta. In più, grazie ai numerosi cespugli di more e ai tanti alberi di fichi, già presenti nell’area, è nata la produzione di delle marmellate “Frutti di Terranostra”. “Rendere questo spazio coltivabile e vivibile – continuano gli attivisti – è il nostro modo per lottare contro la Terra dei Fuochi”. Terranostra Occupata è attiva 24 ore su 24 con le iniziative più disparate: dal corso di street dance, passando ai workshop teatrali e alla musica live di artisti del territorio. Tra gli eventi di spicco si ricordano il talk con l’ideatore della “RRN – Refugee Radio Network”, la radio che dà voce ai rifugiati del mondo e la presentazione dell’inchiesta autonoma “Morti di CIE – Storie di ordinaria detenzione amministrativa”. “Le periferie delle nostre città hanno tanti limiti, – concludono i giovani del collettivo – noi vogliamo dimostrare che si possono abbattere ripartendo dalla terra”.
Pamela Orrico
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