Spari e racket zona Università, 4 fermi tra il clan a cui era legato Fittipaldi

omicidio fittipaldi

Quattro persone accusate di estorsione e spari a scopo intimidatorio nella zona universitaria nel centro di Napoli sono state fermate dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Napoli. I destinatari delle misure cautelari – che in più occasioni hanno messo a repentaglio l’incolumità dei residenti e degli studenti – sono anche accusati di porto e detenzione abusivi di armi comuni e da guerra, aggravati dalla finalità mafiosa. Vincenzo Martinelli, 49 anni e i due figli Rosario e Salvatore, rispettivamente 25 e 24 anni, e Mariano Porcino, 25enne. E tra gli indagati c’è, appunto, Gennaro Fittipaldi. Secondo le indagini della Dda, coordina il lavoro dei carabinieri il sostituto procuratore Michele Del Prete, avrebbero imposto il pizzo a commercianti e ambulanti del centro storico. Nelle carte dell’indagine sono registrati alcuni episodi di intimidazione avvenuti nel cuore del centro storico cittadino, tra in raid armato avvenuto il 15 aprile scorso in via Sedile di Porto, commesso ai danni di un venditore ambulante che si era rifiutato di pagare il pizzo. Proprio intorno a questo gruppo e alla sua voglia di emergere nel centro storico che sarebbe maturato lì’omicidio di Gennaro Fittipaldi. La zona di interesse del gruppo, infatti, rientrerebbe tra le mire dei clan che dalle ceneri dei vecchi boss hanno ricostruito un’alleanza che spacca in due Napoli, con l’appoggio di famiglie provenienti dalla vecchia Alleanza di Secondigliano e i rampolli legati ai vecchi boss di Forcella.

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