Portici in prima linea nella settimana contro la violenza sulle donne

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Ci siamo messi alle spalle, non tanto la singola giornata, ma l’intera settimana dedicata alla condanna della violenza contro le donne. Portici ha gridato forte la sua indignazione per un fenomeno che deve essere assolutamente sradicato, che imbarbarisce le realtà, le famiglie, gli ambienti, i contesti. Una donna deve essere trattata come un fiore, il migliore del giardino, quello più bello, più profumato e più delicato. Ognuna possiede unicità, voglia di sognare, di amare e di essere amata. La donna è uno scrigno prezioso che, talvolta, viene violato senza pudore né vergogna, umiliato senza pietà, deriso senza umanità. Nella giornata di mercoledì 25 novembre, c’è stato un raduno a p.zza San Ciro, nei pressi del Santuario, dove è stato promosso il Centro Antiviolenza Donne, una iniziativa nata proprio per aiutare le donne vittime di uomini violenti. Lo sportello sarà aperto da lunedì al venerdì a Villa Savonarola in determinate fasce orarie (lunedì e martedì 9-13, mercoledì 14-18, giovedì 9-13 / 14-18, venerdì 14-18), le finalità sono tante. Innanzitutto c’è quella di dare un supporto alle donne, liberarle dalla paura che le opprime, aiutarle ad uscire dal silenzio, decidendo se voler restare o meno nell’anonimato, a volte può servire anche uno sfogo. Oltre a questo, si vuole proporre un cambiamento culturale, educando i giovani alla non-violenza, creare una comunità in cui ci si senta liberi di parlare e fare in modo che l’informazione favorisca l’emancipazione. Inoltre, dai giovani della cooperativa Arciragazzi, sono state interpretate delle scene di violenze sulle donne, sono state lette testimonianze di alcune vittime e poi si sono esibite due attrici come Veronica Astuni e Sara Carbone. La prima, con la sua proverbiale esplosività e capacità di immedesimazione, ha letto “I monologhi della vagina” di Eva Ensler, mentre la seconda, con grande capacità magnetica, ha saputo catturare l’attenzione leggendo “Il ricordo dell’infanzia” di Gabriele Romano. Anna Schettini, la responsabile della cooperativa Shannara, che ha come propaggini l’associazione Arciragazzi di Portici e il Centro Utopia Elodia, nato proprio per accogliere donne oggetto di abusi e maltrattamenti, ci ha lasciato qualche dichiarazioni di sensibilizzazione verso questo tema così scottante e, ahinoi, sempre attuale: “Sogniamo un mondo in cui le donne non vengano più picchiate dagli uomini. Da parte nostra, cerchiamo di essere un’ala protettrice per chi si rivolge a noi, facendo capire che non sono sole, che devono trovare il coraggio di denunciare. Bisogna uscire dal silenzio, anche per spezzare questa lunga catena che si alimenta proprio della paura, trovare il coraggio di venire allo scoperto può essere da lezione per le future generazioni affinché non si sottomettano. È fondamentale la testimonianza di chi ha subito violenze perché, al di là di parole teoriche, solo chi ha vissuto in prima persona situazioni simili può far aprire gli occhi e può dire quanto incida vivere sotto una simile oppressione. Oltre alle aggressioni fisiche, c’è una violenza psicologica che può risultare più massacrante, più umiliante. Il fatto che un uomo violento eserciti un potere sulla propria donna è un problema atavico perché, per quanto ci si sforzi di fare le emancipate e le libertine, viviamo ancora in una realtà in cui prevale la forza dell’uomo”.

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Venerdì 27, invece, al Teatro, “Don Peppe Diana”, l’associazione culturale, Enneffenne, ha messo in scena una serie di monologhi di donne tenute sotto scacco da uomini. “Dodici secondi”, il titolo dell’opera, si è aperto con Giulia, una donna che si trova sull’altare a sposare un uomo consapevole di non amarla, fiero di essere fedifrago e mai disposto a rinunciare al piacere di altre donne per rispetto verso quella che è al suo fianco con l’abito bianco e una testa piena di sogni. C’è Margherita, una ragazza affetta da una forma di pazzia, quasi schizofrenia, per aver assistito, impotente, alla dipartita della madre per mano di un padre assassino, da lì anche lei si considera morta. Diana è una prostituta che finisce alla mercé di uomini lascivi e lussuriosi, che non tengono conto della sua storia, della sua dignità, di un riscatto che non potrà mai trovare, di una rinascita che le è proibito di sognare. Isabella è una madre che, per colpa di un uomo, ha perso la sua bambina, non fisicamente ma in tutto il resto, consapevole che, dopo la violenza subita, sua figlia non tornerà più come era prima, innocente e spensierata, come era giusto che fosse alla sua età. Maddalena è una donna che ama l’uomo sbagliato, che dice di amarla ma che nello stesso tempo ha una moglie che lo aspetta a casa, lei non può lamentarsi che lui perde ogni forma di dolcezza ingiungendole di fare silenzio, di non avanzare pretese. Infine, c’è Emma, rinnegata dalla famiglia per aver dichiarato di essere lesbica e quel suo fratello, cui era sempre stata tanto attaccata sin da piccola, viene mandato dal padre ad abusare di lei. Monologhi strazianti e commoventi, purtroppo terribilmente veri, stemperati nel finale dal video in cui ad alcuni bambini di diverse parti d’Italia, viene presentata una ragazzina e, alla richiesta di darle uno schiaffo, restano prima spiazzati per poi rifiutarsi. Spesso, sono proprio loro a fornirci l’esempio migliore.

Maurizio Longhi

 

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