Nicola Gratteri a pingpong di Radio1: il drugtest ai magistrati? Perchè no. Lo facessero anche a chi governa. Sulla giustizia la Meloni è mal consigliata”

Nicola Gratteri, il giudice che ha messo in ginocchio la ndrangheta in tutto il mondo e da diversi mesi è a capo della Procura di Napoli, non le manda certo a dire. Per la semplicità con cui approccia i problemi, senza retoriche e rituali politichesi, ministri, senatori e parlamentari della Repubblica a turno, o lo o diano o lo vorrebbero Ministro alla Giustizia. In una bella intervista radiofonica a PingPong l’aprofondimento mattutino di Radio Uno condotto dalla brava Annalisa Chirico. Un botta e risposta, proprio c ome il ping pong su temi caldi del momento in una fascia oraria tra le dici e le dieci e ventisei del mattino. E Il capo della Procura della Repubblic di Napoli Nicola Gratteri, non s’è risparmiato anzi. Il tema? La giustizia.  «Se facciamo test psico-attitudinali per i magistrati facciamoli pure per tutti gli altri funzionari pubblici, per chiunque abbia un incarico importante, anche a chi governa e a questo punto, dato che ci troviamo, facciamo anche i test sulla positività alla cocaina perché uno sotto effetti di stupefacenti può fare cose sbagliate oppure può essere ricattato. Facciamo pure i narcotest, seguendo le stesse modalità che si immaginano per i test sui magistrati». È la provocazione del procuratore di Napoli Nicola Gratteri ospite della trasmissione radiofonica Ping Pong su Radio 1. No comment del magistrato sull’inchiesta della procura di Perugia sui dossieraggi: «Ci sono indagini in corso». Sul tema delle intercettazioni Gratteri ne ha difeso l’importanza processuale: «Sulle intercettazioni il ministro ha detto tante cose da ottobre ad oggi. Il ministro dice che costano troppo, 170 milioni di euro all’anno, ma solo in una operazione di antiriciclaggio abbiamo sequestrato valori per 2 miliardi e 600 milioni oltre a una banca. Se questa è la spesa lo Stato ci guadagna».

«I giovani prima utilizzavano Facebook, ora utilizzano Tik Tok per comunicare in modo mafioso anche attraverso le canzoni neomelodiche o il rap, e per mandare messaggi alle altre organizzazioni in contrasto tra loro», l’allarme lanciato dal procuratore di Napoli rispondendo a una domanda sulla polemica innescata da Daniela Di Maggio, la mamma di Giogiò, il musicista ucciso per errore a Napoli, sul premio conferito dal Comune al cantante Geolier e non anche al figlio: «Non posso dare un giudizio, sono uno dei pochi che non ha visto Sanremo per cui non posso dare una valutazione.

Quanto alla storia di Giogiò, la procura è impegnatissima per la morte di questo ragazzo solo perché camminando ha pestato una scarpa. La mamma ha tutte le ragioni del mondo per arrabbiarsi, per protestare e nessuno pensa possa permettersi di criticarla». Sui suoi primi mesi alla guida della procura partenopea Gratteri ha detto: «A Napoli sta andando molto bene, meglio del previsto. Sto facendo tante cose belle, ma soprattutto ho creato un clima e una sinergia tra polizia giudiziaria e magistrati. Una procura che ancora può crescere, ha un grande potenziale, ci vorrà un po’ di tempio per andare a regime».

E alla proposta rilanciata nei giorni scorsi dal leader del Pd Elly Schlein di legalizzare la cannabis, risponde: «Sulla legalizzazione delle droghe leggere – ha detto Gratteri intervenendo in radio a ‘Ping Pong’ – sono assolutamente contrario. Non è vero come dicono quelli che la vogliono legalizzare che la vendita di stupefacenti in farmacia sarebbe un deterrente perché i ragazzi andrebbero comunque dagli spacciatori, anche per beneficiare di prezzi più bassi. Un grammo di cocaina costa mediamente 60 euro, un grammo di marijuana circa 5 euro. Quale sarebbe questo grande impoverimento delle mafie rispetto al business? A meno che come dice l’on. Giachetti non legalizziamo la cocaina. Resta poi il problema dove andremmo a comprarla questa cocaina visto che non esiste nessuna parte al mondo, neanche tra i paesi produttori come Bolivia, Perù e Colombia, dove si vende la cocaina in modo legale».

«Penso che sulla giustizia Giorgia Meloni sia mal consigliata. Ho conosciuto Carlo Nordio quando è venuto a Catanzaro a inaugurare la nuova procura, persona estremamente brillante, simpatica e colta, esperto d’arte, ma sul fronte delle riforme in tema di giustizia non c’è una misura che abbia apprezzato» ha spiegato poi Gratteri.

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