L’omicidio di Siani 40 anni fa, il monito del Presidente Mattarella, il fratello Paolo: “Dimenticarlo sarebbe ucciderlo un’altra volta”

“Ricordare il sacrificio della vita di Siani porta inevitabilmente alla mente i numerosi giornalisti morti perché colpevoli di testimoniare la verità, di raccontare le violazioni del diritto, le aggressioni, le guerre, lo sterminio senza pietà.

L’assassinio dei giornalisti è un assassinio delle nostre libertà, di una parte di noi a cui la comunità non intende rinunciare”.

Parte da qui, dalle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il senso di tutto. Di 40 anni di ricordi, iniziative, appelli. Quaranta anni da un omicidio, quello di Giancarlo Siani, attraverso il quale la camorra lanciò un messaggio ben preciso: le parole scomode vanno eliminate. In tanti hanno voluto ricordare quel giorno, in primis la sua Napoli. Lo ha fatto sul luogo in cui fu ucciso, a pochi passi da casa sua, in quelle Rampe che portano il suo nome. “Ogni anno ricordiamo con sempre maggiore impegno il sacrificio di Giancarlo Siani perché è un sacrificio sempre più attuale”, ha detto il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Con lui alla cerimonia i familiari di Siani, il fratello Paolo. “Giancarlo diventa un simbolo di tutti i giornalisti uccisi – ha detto – perché purtroppo raccontare notizie dà fastidio ai potenti e invece raccontarle bene serve ai cittadini. Se lo dimenticassimo sarebbe come se lo uccidessero un’altra volta”.

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