L’arte per scoprire le nostre radici. “Partenope – La storia di una Sirena” al Viale Camaggio (Portici)

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Noi napoletani siamo abituati a contemplare il mare, le nostre acque, mentre lo facciamo tanti sentimenti si affollano nel nostro animo, come se fosse un contatto naturale, istintivo, spontaneo. La leggenda ci dice che Napoli fu fondata da Partenope, una sirena, e chissà che tuttora non riposi sul fondo delle acque della città, per conoscere la nostra storia non resta che scrutare gli abissi, perché è sempre in profondità che si scoprono le migliori ricchezze. “Partenope – La storia di una Sirena” è un percorso, o un viaggio o ancora una immersione nella cultura napoletana dall’800 ad oggi, tutto nato da una intuizione di Veronica Astuni e Manuela D’Ambrosio.

L’evento si terrà sabato 20 febbraio, alle ore 21, a Portici, nell’associazione “E.A. Mario” di Viale Camaggio, lì dove, soprattutto nella quiete della sera, s’ode lo scrosciare delle onde che si infrangono sugli scogli e dalla città della Reggia si vede il mare che bagna Napoli. Ci saranno canti, poesie, letture, dialoghi, monologhi, tutto incentrato sulla storia napoletana e le sue sfaccettature e, mentre ci si gode l’originale performance artistica, di lì a pochi passi c’è quel mare che, nel suo silenzio, parla come non mai, perché non c’è sempre bisogno delle parole per saper comunicare. Il mare sa essere anche il custode della storia di un popolo, e le acque napoletane custodiscono la leggenda per antonomasia, quella di Partenope, che ci ricorda chi siamo, che ci svela la nostra identità.

Meglio non rivelare alcunché sulle varie tappe di questo viaggio infinito nella napoletanità più sentita, più verace, più vera, ma l’evento sarà impreziosito da collaboratori di grande valore come Sergio Di Maio al piano e agli arrangiamenti, Claudio Buonomo al violino, Antonio Milano alle percussioni, Paola Sannino la voce narrante e Luigi Pedone come collaboratore artistico. Veronica Astuni, nella sua ormai proverbiale esplosività, ha voluto presentarci come è nata l’idea di organizzare questo lavoro: “C’è stato il giusto mix tra amore per la nostra terra e per quel palco su cui c’è una magia che non si può spiegare. Il nostro sarà un percorso nel tempo dall’800 fino alla contemporaneità, e sarà un modo per riscoprire le nostre radici attraverso l’arte. Affronteremo la drammaturgia con ironia e leggerezza, passeremo dal malinconico all’avanspettacolo, il nostro intento è quello di promuovere arte e territorio, ciò è stato reso possibile anche grazie ad una associazione, VAL, che si propone proprio di valorizzare il territorio vesuviano. Per me è come realizzare un sogno, perché finalmente, grazie alla mia esperienza artistica, posso concretizzare il sentimento d’amore che mi lega alla mia terra”.

 

Maurizio Longhi

 

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