La guerra di Forcella tra i Buonerba “eredi” dei Mazzarella e la paranza dei ragazzini legata ai Sibillo: 64 arresti tra cui molte donne

buonerba

La guerra al centro storico tra capelloni e barboni. Non è la Napoli degli anni ’70 e qui la politica non centra. La Polizia di Stato di Napoli ha eseguito un decreto di Fermo di Indiziato di Delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli a carico di 11 persone ritenute appartenere alla compagine camorristica facente capo alla famiglia “Buonerba”, detti I Capelloni, storicamente legati alla più nota famiglia dei “Mazzarella”, tornati nuovamente alla ribalta nello scacchiere criminale della città a seguito di scarcerazioni eccellenti nella famiglia del boss Gennaro. Gli indagati, che rispondono a vario titolo dei reati di associazione a delinquere di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio e porto e detenzione illegale di armi da fuoco, reati aggravati dal metodo mafioso, negli ultimi mesi nel quartiere Forcella della città, nel tentativo di acquisire spazi per la gestione dei traffici illeciti legati prevalentemente agli stupefacenti ed alle estorsioni, si sono contrapposti con le armi agli esponenti del cartello camorristico rivale facente capo alle famiglie “Sibillo, Giuliano, Brunetti, Amirante” colpite, lo scorso 9 giugno, da un provvedimento cautelare emesso dall’Autorità Giudiziaria a carico di 64 persone. Fermati i mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di Salvatore D’Alpino e del ferimento di Sabatino Caldarelli consumato lo scorso 30 Luglio nonché gli esecutori materiali del tentato omicidio di Memoli Giuseppe consumato a Napoli lo scorso 9 agosto. Nel corso delle attività di rintraccio degli indagati i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli e del Servizio Centrale Operativo hanno rinvenuto e sequestrato nelle abitazioni in uso alla famiglia Buonerba in via Oronzio Costa a Forcella due ordigni esplosivi artigianali, una pistola, quantitativi di marijuana e cocaina. Le indagini hanno evidenziato, oltre alla particolare pericolosità del gruppo camorristico, un ruolo importante delle donne arrestate, forza attiva del clan. Oltre a Maria Buonerba, 34 anni, sorella del reggente Gennaro, non destinataria del fermo ma arrestata in flagranza del reato di detenzione di materiale esplodente e detenzione di sostanze stupefacenti, sono destinatarie del provvedimento restrittivo Sibillo Emilia, 38 anni, moglie di Giuseppe Buonerba, attualmente in carcere, capo e promotore dell’odierna organizzazione criminale unitamente al fratello Gennaro, e Buonerba Assunta 29 anni. Sibillo Emilia è ritenuta la mandante, unitamente a Gennaro Buonerba dell’omicidio di Salvatore D’Alpino mentre Assunta Buonerba si ritiene abbia avuto nel medesimo reato il ruolo di “specchiettista” per aver segnalato, con Luigi Scafaro, agli esecutori materiali dell’omicidio, consumato il 30 Luglio 2015 davanti alla Pizzeria Fortuna a Piazza Mancini, la presenza della vittima, descritto il suo abbigliamento ed indicato il momento propizio per intervenire.

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