Inchiesta appalti truccati a San Giorgio a Cremano: “Si rubo, che m’importa?

UnknownEmergono nuovi dettagli dalle intercettazioni ambientali e telefoniche relative all’inchiesta sui presunti appalti truccati a San Giorgio a Cremano per cui risultano ai domiciliari il dirigente del settore pianificazione urbanistica e lavori pubblici, Carmine Intoccia , i funzionari Raffaele PelusoLeone di Marco (fratello di Aquilino, ex leader dell’opposizione in consiglio comunale), e  Brigida De Somma e i due imprenditori che avrebbero beneficiato degli appalti, Luigi D’Alessandro e Giuseppe Catauro, accusati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta. Indagati anche il sindaco Giorgio Zinno e l’ex primo cittadino Domenico Giorgiano.

Un giro di mazzette e gioielli, denunciato dalla moglie tradita di uno dei funzionari, che troverebbe riscontro nelle intercettazioni pubblicate da “La Repubblica“:  Ma tu rubi”- si legge nell’intercettazione di un dialogo tra Raffale Peluso e la compagna – “Eh certo, che cosa mi importa?! Questa è la pubblica amministrazione”, racconta Peluso che aggiunge un dettaglio importante : i soldi per riparare i pc in casa della ragazza li  avrebbe anticipati uno degli imprenditore finiti sotto indagine, che, poi, – secondo gli inquirenti – sarebbe stato favorito al momento di aggiudicarsi gli appalti pubblici. “Li anticipa D’Alessandro e noi li paghiamo come lavori sotto altra forma. È normale”- assicura alla compagna.

Alcuni aspetti non sono ancora chiari agli inquirenti, come l’incendio dell’auto della moglie di Peluso avvenuto – racconta la donna – “nel Febbraio 2011, poco tempo dopo la nomina di mio marito quale responsabile del settore Infrastrutture”. I vigili del fuoco accertarono che si trattò di un episodio doloso. La coppia, poco tempo dopo, cambiò casa. Pochi mesi fa un’altra telefonata che ha colpito molto gli inquirenti. Un’amica di Peluso lo mette in guardia: “C’è stato un periodo in cui di te, di Leone e di Intoccia si parlava come di una lobby. Salvati, Lello, tirati fuori da quella triade”.

Dario Striano

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