GOOD NEWS – Malato di cancro, Andrea Spinelli in giro per l’Italia con “Tano il Gabbiano” e sua moglie Sally per sensibilizzare sul tumore al pancreas
Trasformare il dolore in opportunità: quella di continuare a sorridere alla vita, nonostante tutto, e condividere un messaggio di speranza con il prossimo. Ormai da qualche anno, sembra essere questa la filosofia di Andrea Spinelli, di origini siciliane, friulano di adozione. È l’ottobre del 2013, arriva una sentenza spietata: adenocarcinoma alla testa del pancreas, non operabile. Una doccia fredda, una mazzata, un fulmine a ciel sereno. Che si fa? Si aspetta l’evoluzione di una malattia le cui possibilità di guarigione sono strettamente collegate alla parola “miracolo” oppure si cerca di costruire qualcosa? Andrea sceglie la seconda strada. Inizia a camminare. “L’esercizio fisico, ovvero le mie lunghe passeggiate che ad oggi mi hanno permesso di coprire una distanza di oltre sedicimila chilometri dal febbraio del 2017 – racconta Andrea – non è un percorso o una terapia di guarigione dall’adenocarcinoma alla testa del pancreas, la malattia fa il suo corso. È l’equilibrio che il mio sistema immunitario ha trovato, rendendo stabile la malattia. Passo dopo passo, ho scoperto che questo antico modo di muoversi mi fa star bene ed è diventato il mio modo di ringraziare la vita, nonostante tutto. Ho iniziato con il recarmi in ospedale a piedi da casa mia, che dista circa quindici chilometri, per poi fare piccole escursioni in montagna fino a iniziare dei veri e propri cammini. Dal confine Italo-Austriaco di Tarvisio ho percorso a piedi quasi 900 chilometri, ho valicato l’Appenino Emiliano dal passo di Croce Arcana per arrivare fino a Fucecchio in Toscana, calcando le orme degli antichi pellegrini su antiche Vie. Sono arrivato fino al cospetto dell’oceano Atlantico”.
Andrea trova quindi il suo modo di reagire: passeggia e condivide. In un diario, riporta le varie tappe del suo lungo cammino, intervallate dagli stop forzati a causa dei controlli medici e di quelli necessari a recuperare le energie, per poi ripartire. E affida i suoi racconti non solo al suo sito web e alla sua pagina Facebook, ma anche al suo libro “Se cammino vivo. Se di cancro si muore pur si vive” (Ediciclo editore), presentato in diverse città italiane, a titolo gratuito. “La parola cancro – dice Andrea – fa paura e per questo ho deciso di raccontare la mia malattia. Mi son sempre detto: se non ne parlo, aiuto queste cellule impazzite a uccidermi. E allora, ho pensato che tutto sommato non è tanto importante come andrà a finire, ma è importante il come dover affrontare questa cosa, appunto il cancro. Se ne parla troppo poco e il silenzio è un alleato di questa terribile malattia. Questa è la mia strategia: ho un tumore e voglio dirlo a tutti. Se non mi isolo, se non mi tengo tutto dentro, posso tutto, posso anche perdere, perderò, ma se questo raccontare il cammino con il cancro può essere di sollievo e speranza anche a una sola persona, allora alla fine non avrò perso, ma vinto”. Nel pieno della pandemia, Andrea comincia a condividere, attraverso dei video, estratti del suo volume. “Dal 12 marzo del 2020 – prosegue – tre capitoli alla volta, ho iniziato a leggere il libro che ho scritto nel 2018. Spero ci sia la voglia di ascoltare le mie parole. In questi momenti difficili per tutti, riflettere su come forse ci lamentiamo troppo, può essere un aiuto ad andare avanti. Ogni giorno è un immenso regalo, nonostante tutto”. E sempre nei giorni dell’emergenza, Andrea esprime un desiderio: tornare nei posti dove è già stato a piedi, girare soprattutto l’Italia, incontrare le persone, insieme alla colonna portante della sua vita, sua moglie Sally. “L’obiettivo di questo progetto è continuare a sensibilizzare su questa malattia poco conosciuta, perché parlarne è un’ottima forma di prevenzione. Io non ho avuto questa fortuna. Lo farò in itinere con mia moglie e con il camper “Tano il gabbiano”.
Tano, come il gabbiano che mi ha accompagnato lungo il mio peregrinare: l’ho conosciuto il 20 ottobre del 2018 quando, a pochi giorni dai cinque anni con la malattia, ero in cammino in Portogallo. Nome non di certo originale per un gabbiano, ma io ho fatto finta, da quel giorno, che sia sempre lo stesso, che sia sempre lui a venirmi a trovare, per parlare di libertà e di speranza. Ogni giorno si presentava, veniva portato dalle onde dell’oceano e mi ha accompagnato in passi non certo facili. Con la sua semplicità poi si allontanava per tornare verso il cuore dell’oceano, lasciandomi non solo con i miei pensieri, ma con un qualcosa di immenso come la speranza. Questo è il nome che daremo alla nostra nuova “casa”, a questo desiderio”. Per realizzare questo sogno, è partita subito una raccolta fondi su GoFundMe, ancora in corso, dove in tanti mostrano, ogni giorno, il loro affetto per Andrea, attraverso donazioni e messaggi di incoraggiamento. E, anche se al momento non è stata ancora raggiunta la cifra per acquistare “Tano il Gabbiano”, Andrea ha deciso di incominciare comunque una nuova vita insieme alla sua Sally, comprando un camper con caratteristiche diverse. “Senza correre adesso – conclude Andrea – continueremo a rincorrere il sogno. Per il momento, a piccoli passi, andiamo avanti con questo. Non è poco, anche lui è un bel gabbiano e poi si vedrà. Non è la fase di una vita, dobbiamo sempre considerare il tutto come un magnifico regalo”.
Donatella Alonzi
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