“Spiace doverlo ricordare, ma quanto da me paventato quasi due mesi fa, dopo i terribili incendi che hanno devastato le pinete del Vesuvio, non ha tardato a manifestarsi. Senza le barriere naturali rappresentate dagli alberi, le prime piogge hanno provocato diversi movimenti franosi trascinando a valle colate di fango annerite dalla cenere e da altri residui della combustione. Insomma, essere stati ‘profeti’ non è servito a nulla“. Così in una nota il senatore di ALA-SC (Alleanza LiberalPopolare Autonomie-Scelta Civica) Pietro Langella, vicepresidente della commissione Bilancio.
“In un’interrogazione rivolta al ministro dell’Ambiente – spiega il parlamentare originario di Boscoreale (Na) – ho chiesto, non più tardi di un anno fa, una maggiore attività di monitoraggio su tutte le zone cosiddette ‘a rischio’ del nostro amato vulcano invitando esplicitamente il Governo, a scendere in campo per favorire e supportare i compiti istituzionali di vigilanza che normalmente spettano all’ente parco. Perché questo non è stato fatto? E perché, a distanza di quasi tre mesi dai roghi assassini, poco o niente è stato realizzato per mettere in sicurezza il versante sud della montagna, quello più martoriato e flagellato dalla mano killer dei piromani?“.
“Ho più volte invocato – rimarca ancora Langella – un sempre maggiore coinvolgimento di vigili del fuoco, carabinieri forestali, protezione civile e associazioni di volontariato nelle operazioni di controllo, a maggior ragione ora che si stanno verificando frane, allagamenti e smottamenti e ho ribadito, a più riprese, come sia assolutamente indispensabile l’installazione di apparati per la videosorveglianza nei boschi del Vesuvio”. “Constato, con amarezza, che non uno dei miei appelli è stato accolto. E che ora siamo qui a piangerci addosso per l’ennesima emergenza che, puntualmente, con una elementare opera di prevenzione, poteva essere evitata” conclude.
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