E’ morto Geppino Campanile, il professore visionario che amava il vino e la terra. Con suo figlio Nicola ha fondato Montesommavesuvio”

Pollena TrocchiaGeppino Campanile non c’è più. Il professore tra i banchi e tra i filari di viti sul Vesuvio è morto dopo aver combattuto con tutte le sue forze. Giuseppe Geppino Campanile, docente in pensione e vignaron appassionato ha dedicato assieme a Nicola, degno erede dell’amore per la terra e il vino, tutte le sue energie per elevare (riuscendoci a pieno titolo) la Cenerentola dei vini italiani, la Catalanesca, a un vino eccellente che il professore e suo figlio sono riusciti a far salire sui podi di mezzo mondo, oltrechè nelle dispense di chi nel tempo ha imparato ad amare quest’uva anarchica che nasce sul Vesuvio e non muore mai. Uomo perbene, attento padre di famiglia, Geppino era un uomo semplice, colto, raffinato senza essere spocchioso e soprattutto innamorato. Innamorato della sua famiglia, del suo Vesuvio, del suo vino e soprattutto del fatto che “Nicola è diventato davvero bravo anche se non glielo dico”. Baffi e occhiali, anche se scendeva dal gippone, cercava sempre di darsi un tono. Era un uomo semplice il professore, ma molto elegante, di un’eleganza non fisica ma dello sguardo. Dagli occhiali i suoi occhi trasferivano entusiasmo ed eleganza appunto. Pulizia e passione. Era un appassionato che non nascondeva l’ira se di fronte aveva prepotenti e usurpatori dei nostri territori.

Sulla sua pagina Facebook è bello leggere i commenti dei suoi alunni. I coccodrilli die giornali, danno lustro alla sua professionalità, ma i racconti dei suoi ragazzi ne restituiscono l’umanità, la grandezza degli ideali. “Ciao Professo’… Mi ha fatto estremamente piacere rivederti dopo tanti anni. Mi hai cercato, come credo tu abbia fatto con altri, facendoci un regalo di immenso valore umano. Questo fa capire la persona che eri, non hai mai dimenticato chi sei stato, non sei stato mai dimenticato per chi e per come sei stato. I tuoi valori vanno contro il tempo, li hai trasmessi ad altri e tu vivrai con essi, contro il tempo e contro gli eventi della vita”. Uno tra i tanti commenti. Come con una canzone, quando la senti è come se l’autore non fosse morto mai, quando ho saputo della morte di Geppino, mani rotte e grosse e “capa fina”, ho aperto una bottiglia di vino sua e di Nicola che non è l’erede ma il copilota del viaggio intrapreso dalla famiglia Campanile nel mondo del vino sotto il Vesuvio. Grazie Professore, anche quando litigavamo per la politica. Quanta onestà in quegli occhi. Grazie Prof.

Paolo Perrotta

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