“Decrescita, economia sociale e sviluppo sostenibile”: Pollena Trocchia attenta ai problemi ambientali

convegno ambiente

Pollena Trocchia– Giovedì 14 aprile 2016 si è tenuto presso Villa Cappelli alle ore 18:30 il quarto seminario sui problemi ambientali, chiamato “Decrescita, economia sociale e sviluppo sostenibile” organizzato dall’associazione “Noi, custodi responsabili della casa comune”. I primi tre si sono incentrati sui temi dei cambiamenti climatici globali, delle energie rinnovabili e dell’interpretazione antropocentrica del rapporto uomo-ambiente. Le tematiche generali del quarto seminario sono, invece, state la giustizia sociale e la solidarietà tra generazioni. L’iniziativa, promossa dalle associazioni Centro letture Huck Finn (Somma Vesuviana), neAnasrasis (Sant’Anastasia), Urbe Vesuviana (Sant’Anastasia) e Vesuviani in Cammino (Pollena Trocchia), è stata stimolata dalla lettura dell’Enciclica “Laudato si” di Papa Francesco, anche se i seminari sono stati affrontati con uno spirito laico, cercando di dare voce a culture e sensibilità diverse e, a volte, contrapposte. Il seminario è stato condotto dalla dottoressa Concetta Del Duca  dal laureando Gennaro Addato due ragazzi che hanno dimostrato una grande competenza riguardo le tematiche affrontate e hanno saputo gestire il pubblico, facendolo appassionare agli argomenti proposti e presentando i vari relatori. Il primo a prendere parola è stato il Dottor Bifulco, insegnate all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Argomento della sua discussione è stato: come i temi relativi all’ambiente possono essere adeguati ai sentimenti e alle esperienze di ragazzini che frequentano le scuole medie? A questo proposito, grazie ad un lavoro comune con il professore, sono intervenuti gli alunni della scuola paritaria “Ascoltando i bambini” di Massa di Somma e quelli della scuola media statale “G. Donizzetti”. I ragazzi hanno, inanzitutto, paragonato il loro territorio al giardino dell’Eden, per poi vederlo da un’ottica diversa: come un paradiso che è stato trasformato nell’inferno. Hanno avuto diversi dubbi e perplessità, ma sono arrivati alla conclusione che non è importante trovare risposte sempre esatte, ma non smettere mai di farsi domande. Le questioni principali emerse sono state crisi, responsabilità e benessere. Il professor Michele Mosca, insegnate di Politica Economica all’Università degli Studi Federico II, ha cercato di dare delle risposte ad alcune delle domande dei ragazzini e ha mostrato il suo punto di vista, proponendo il tema dell’economia sociale. “L’economia sociale è una realtà proposta dalla legge. Nel 1991 la cooperazione sociale è stata riconosciuta dalla legge, perché capace di dare risposte al problema della collettività. L’economia generale sposta in secondo luogo il profitto, per dare spazio ai problemi della persona e della società. Nel 2006, la legge ha anche riconosciuto l’impresa sociale, che è una ramificazione dell’economia sociale. Vi chiederete, dunque, cosa c’entra in tutto ciò l’economia criminale? Basta pensare a un venditore che vuole massimizzare il suo profitto e può farlo aumentando i ricavi o abbattendo i costi. Ma, queste due soluzioni portano alla degenerazione dell’economia e alla distruzione dell’uomo. L’economia criminale, invece, può risultare la forma migliore dell’economia, perché distrugge i costi e inverte l’economia sociale per arrivare al benessere comune. Non è comunque una soluzione esaustiva, perché l’economia sociale non può contrastare i fini etici. Essa, infatti, costruita in un certo modo, può rappresentare una soluzione all’economia criminale.” Il professor Mosca ha poi concluso il suo intervento citando l’articolo 118 della Costituzione e affermando il riconoscimento da parte della legge per i cittadini della possibilità per chi voglia prendersi cura del proprio territorio di poter proporre un percorso alternativo all’economia no profit”.

La parola è, successivamente, passata al professor Fabrizio Manuel Sirignano, insegnate di Pedagogia Generale e Sociale all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa che ha interloquito a proposto del rapporto tra pedagogia e politica. “La pedagogia è nata insieme alla politica nell’antica Grecia delle polis. La formazione dell’uomo è quindi equivalente a quella del cittadino. In antichità, l’educazione aveva un carattere pubblico e avveniva in qualsiasi luogo possibile. Principalmente, l’agorà era il luogo di incontro e scontro politico.

Ad un certo punto, l’educazione passa da pubblica a privata, ma conserva il suo stampo politico che emerge in diversi ambiti.

Sono sorti i partiti politici che hanno svolto, a partire dal secondo dopoguerra, un ruolo importante, perché hanno consentito alle minoranze che sono rimaste ai margini della storia di partecipare alla vita politica e avere consapevolezza dei problemi del paese. Sono, poi, stati sostituiti in gran parte da comitati elettorali (per non parlare di comitati di affari), come anche l’agorà è stata dimenticata dall’ondata travolgente dei mezzi di comunicazione.

Il problema, a mio avviso, è nella mancanza di un’educazione alla democrazia. La pedagogia, in quanto scienza dell’educazione, non deve seguire le mode del momento, ma formare il cittadino, il soggetto-persona integralmente e metterlo in condizioni di poter osservare integralmente la realtà.

Il sistema sociale, non dovrebbe essere basato sull’economia di mercato, ma sulla valorizzazione delle risorse ambientali, delle comunità sociali e dello scambio.

Ciò è necessario e impossibile, perché si tratta di formare due universi incompatibili: quello dominante e quello desiderabile”.

Il seminario si è poi concluso con un dibattito che ha visti come protagonisti i cittadini che sono intervenuti con considerazioni, domande e con la promessa di un nuovo incontro per affrontare il problema sull’ambiente.

Filomena Romano

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