Chiudi gli occhi e “Prenditi quello che meriti”… il ritorno di Gnut
Si fanno “scorte di poesia” ascoltando il nuovo disco – il terzo al suo attivo – del songwriter napoletano Claudio Domestico, in arte Gnut. Pubblicato lo scorso 22 aprile per l’etichetta indipendente INRI, l’album “Prenditi quello che meriti” è la metafora di un viaggio lungo cinque anni – tanto la durata della sua gestazione – e al contempo degli infiniti percorsi possibili, di fronte ai quali la vita inevitabilmente ci pone: un cammino di ricerca introspettivo che ridisegna i confini del suo mondo interiore, tracciandone passo dopo passo le imprevedibili simmetrie con ogni segmento di esperienza raccolto durante il tragitto. Non sorprende, dunque, che il primo lavoro da lui interamente prodotto ed arrangiato, si faccia testimonianza indiscussa di un’avvenuta maturazione compositiva che, consumandosi sul duplice piano testuale/musicale, diventa addirittura palpabile nel brano che all’album presta il nome, e che meglio lo rappresenta. Una radicata napoletanità – complice, tra l’altro, il sodalizio mai interrotto con il leader dei Foja, Dario Sansone – e il respiro internazionale della sua impronta stilistica, trovando qui la giusta sintesi, ne arricchiscono la proposta musicale di quel peso specifico che lo mette al riparo da facili quanto fuorvianti accostamenti. Traccia dopo traccia, infatti, si ripercorrono – e di nuovo ritorna calzante la metafora del viaggio di cui sopra – tutte le tradizioni musicali che sono state per Gnut imprescindibile fonte d’ispirazione: dalla scuola napoletana (la cover di “Passione” di Libero Bovio ne è un chiaro esempio) alla canzone d’autore italiana, dal folk inglese alle influenze blues, passando infine per sonorità squisitamente malesi.
E tra evocativi arpeggi alla Nick Drake e note che dal DADGAD – l’accordatura tipica della musica anglofona – si librano dolcemente, esce allo scoperto un animo delicato, come di velluto, che della propria malinconia, talvolta vestita di leggerezza, ha fatto la sua fortuna. Insomma, una voce apparentemente dimessa ma a tratti struggente, e testi dalla disarmante sincerità sono al servizio di un disco, “Prenditi quello che meriti”, da ascoltare ad occhi chiusi e al quale abbandonarsi senza difesa alcuna.
Chiara Ricci
I commenti sono disabilitati