Baby gang e corruzione di funzionari pubblici: i mali assieme alla camorra rilevati nella relazione della Dia al Parlamento

La relazione della Direzione Investigativa Antimafia che analizza ogni semestre le attività illecite e i fenomeni devianti italiani divisi in regioni, per quanto riguarda la Campania si conclude così: “I fenomeni di devianza minorile a Napoli e nella Campania, tuttavia, non sono da considerarsi esclusivamente un prodotto della camorra ma da questa traggono comunque linfa ed ispirazione secondo modelli comportamentali tipici di emulazione e identificazione” perché la relazione dedica molto spazio al fenomeno delle baby gang.

“Un fenomeno in continua crescita in tutta la Regione e diffuso, soprattutto nella città di Napoli, riguarda la delinquenza minorile che ha fatto registrare, in quest’ultimo semestre, numerosi episodi di violenza con un impatto significativo negativo sulla percezione collettiva della sicurezza urbana”.

Lo si legge nella relazione del ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia. Si tratta di condizioni che spingono le giovani generazioni alla ricerca di autoaffermazione esponendoli maggiormente al rischio attrattivo del circuito criminale camorrista.

Nel semestre in esame si è anche assistito ad una elevata diffusione di comportamenti antisociali e illeciti aventi come protagonisti i minori, ovvero condotte criminali riconducibili ai fenomeni baby gang, bullismo e cyber bullismo, in cui il minore stesso emerge, contemporaneamente, quale autore e vittima del reato. Ciò impone la necessità di mantenere distinti i fenomeni conseguenti al diretto coinvolgimento dei minori nei contesti di criminalità organizzata da quelli che scaturiscono dalle condizioni di povertà educativa dei contesti familiari. Se da un lato la devianza minorile partenopea affonda le sue radici nel passato va anche sottolineato come a contemporaneamente, quale autore e vittima del reato. Ciò impone la necessità di mantenere distinti i fenomeni conseguenti al diretto coinvolgimento dei minori nei contesti di criminalità organizzata da quelli che scaturiscono dalle condizioni di povertà educativa dei contesti familiari. Se da un lato la devianza minorile partenopea affonda le sue radici nel passato va anche sottolineato come a contemporaneamente, quale autore e vittima del reato. Ciò impone la necessità di mantenere distinti i fenomeni conseguenti al diretto coinvolgimento dei minori nei contesti di criminalità organizzata da quelli che scaturiscono dalle condizioni di povertà educativa dei contesti familiari. Se da un lato la devianza minorile partenopea affonda le sue radici nel passato va anche sottolineato come a Napoli , così come in tutta la Campania, la prolungata assenza dalle attività scolastiche a causa della pandemia ha, in un certo qual modo, favorito l’avvicinamento dei minorenni alle attività illegali “di strada” avviandoli verso la “carriera delinquenziale”.

Oltre al fenomeno delle baby gang e ai reati ad esso collegati, la relazione ha preso in oggetto anche la corruzione dei funzionari pubblici.

C’è una “grave crisi valoriale che interessa ampie fasce di amministratori locali, funzionari della pubblica amministrazione e operatori economici che, sensibili al fascino del facile guadagno, si rendono disponibili a comportamenti collusivi e a pervasive pratiche corruttive, consentendo alla camorra di integrarsi a ‘sistema’ all’interno del circuito legale”.

Lo rileva la Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione al Parlamento. ” le organizzazioni criminali campane hanno orientato il proprio interesse verso il commercio di idrocarburi, sia all’ingrosso, sia al dettaglio e, da ultimo, anche verso la raccolta di olio alimentare esausto che rappresenta oggi un vasto e proficuo affare.

Il contesto criminale dell’area metropolitana di Napoli è caratterizzato da una iper-competitività tra clan cui corrisponde un frequente ricorso ad atti violenti, commessi anche con l’uso delle armi, che suscita allarme sociale e molto spesso distrae l’attenzione dell’opinione pubblica dalla crescente capacità collusiva/corruttiva dei grandi cartelli cittadini che, sfruttando radicate tradizioni criminali e stretti vincoli fiduciari, si infiltrano nel locale tessuto economico e sociale.

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