Apre il Museo Caruso, Napoli ritrova un’icona della musica mondiale

Una stanza delle meraviglie, con animazioni in 3d, installazioni cinematografiche, oltre 3mila documenti digitalizzati, 43 postazioni audio. E la voce, quella del tenore Caruso al quale, a 150 anni dalla nascita, Napoli ha dedicato il primo museo nazionale.

Un “atto dovuto” lo ha definito il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che “colma una grave lacuna e ricuce il rapporto fra il cantante e la sua città”. Il museo nasce nella sala Dorica del Palazzo Reale di Napoli, una vera e propria stanza delle meraviglie di 500 mq, con piattaforme multimediali, postazioni e installazioni musicali e cinematografiche. Tremilacinquecento i documenti digitalizzati, 110 i rari originali (costumi, locandine, manifesti, fotografie, grammofoni, rulli e arredi) 43 le postazioni audio. “Un esempio eccelso del genio italico, Caruso – lo ha definito Sangiuliano – primo cantante della storia della musica mondiale a capire e a utilizzare le immense potenzialità dell’industria discografica”. “Un traguardo importante anche per il sistema museale nazionale”, per il Dg Massimo Osanna. “L’allestimento di un museo Caruso rientra tra gli interventi programmati nell’ambito del Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali” ricorda il direttore di Palazzo Reale Mario Epifani.

Si tratta infatti del primo progetto concluso tra i 15 del Piano complessivamente finanziati con 23 milioni di euro. L’architetta Almerinda Padricelli, project manager, ha coordinato il lavoro di un team di 115 persone in tempo record. Una storia, quella di Caruso, che la si ritrova dovunque. “Sigari cubani e marmellate del Wisconsin, alici dell’Alaska e olio d’oliva italiano, francobolli con il suo ritratto stampati in tutto il mondo ma anche asteroidi, Tuxedos,Tobacco, caffè e mais a stelle e strisce: non c’è prodotto sul mercato – osserva la curatrice Laura Valente – che non sia stato battezzato nel nome di questo napoletano illustre che ha saputo conquistare l’ammirazione incondizionata di re e regine senza mai dimenticare gli ultimi della terra, quei migranti per cui cantava nei luoghi in cui si riunivano per respirare la nostalgia di casa sulle note delle sue canzoni”. “La sua rivoluzione – aggiunge – consiste nell’aver incarnato con entusiasmante verità il sentimento popolare dell’Italia contadina; cantando però, allo stesso tempo, con la nobiltà formale e sostanziale della scuola antica. Caruso più di ogni altro è icona di una italianità nobile e leggendaria, legata anche alla sua doppia anima: tenore lirico osannato nei più importanti teatri del mondo ineguagliabile della canzone napoletana, il primo cavallo di razza dell’industria discografica a vendere un milioni di dischi, entrando nell’Olimpo delle voci più popolari della storia della musica”. Il progetto multimediale è stato realizzato da Neo. “Napoli aveva bisogno di un museo di Caruso”, ha sottolineato il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Tra i partner gli Archivi Ricordi e Puccini, il San Carlo, la Scala e il Metropolitan, la Cineteca di Bologna, MoMA. Donatore ‘speciale’, Luciano Pituello, presidente dell’Associazione Museo Enrico Caruso, Centro studi carusiani di Milano, con materiali valutati un milione di euro. Il Fondo Pituello, già in parte destinato al Comune di Lastra a Signa, dove ha sede il Museo Caruso di Villa Bellosguardo (residenza italiana di Caruso), è il fulcro della nuova istallazione napoletana. Otto le postazioni phigital (dove gli oggetti dialogano con la loro narrazione digitale), tre i tavoli ultra panoramici, sei le postazioni di approfondimento.

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