A Somma Vesuviana la politica nella bufera: chiede il trasferimento il comandante dei carabinieri, che però non è indagato
Somma Vesuviana – Nel 2013 un’inchiesta della Procura sul clan D’Avino (quello di Giovanni ‘o bersagliere, zio di quel Fiore D’Avino per anni ras incontrastato della camorra sotto il Vesuvio perché figlioccio di Carmine Aflieri oggi come il padrino collaboratore di giustizia) fece finire nel vortice degli incroci tra camorra e politica anche l’attuale presidente della commissione antimafia della Regione Campania Carmine Mocerino, dalle cui deposizioni in procura è scaturita oggi la nuova inchiesta che vedrebbe accusato (dall’Arma smentiscono indagini a carico dell’interessato) di pressioni anche il comandante della locale stazione dei carabinieri che nel frattempo (dettosi pronto a dimostrare la sua estraneità ai fatti) ha chiesto di essere trasferito. In sostanza un candidato di una lista collegata a Mocerino (Luigi Mele) avrebbe attraverso una lettera scritto di aver ricevuto intimidazioni a non candidarsi da un uomo dell’arma dei carabinieri. Lo scoop ieri a firma di Conchita Sannino sulle pagine di Repubblica. Il maresciallo Raimondo Semprevivo aveva condotto nel 2013 le indagini sul clan D’Avino, anche nel filone inerente i rapporti tra camorra e politica. In città la gente o non parla o se parla di Semprevivo non ha che dire male, che in sostanza poi significa voler dir bene: “chi ‘o comandante? Nunn’a fa bon a nisciun”. A breve lascerà Somma Vesuviana.
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