I vini del Vesuvio penalizzati dai “dazi” di Donald Trump: l’appello di Ciro Giordano, presidente del Consorzio Tutela Vini Vesuvio al Governo Italiano
Le eccellenze del Vesuvio in campo per una politica dei dazi più equa che garantisca l’export delle eccellenze locali, senza il massacro delle accise imposte dalla politica di Donald Trump. L’introduzione di una tariffa del 15% sulle esportazioni di vino verso gli Stati Uniti “rappresenta un ostacolo significativo per tutto il comparto vitivinicolo italiano”. Lo dice Ciro Giordano, presidente del Consorzio Tutela Vini Vesuvio a proposito del dibattito sui dazi che rischiano di minare una delle eccellenze della Campania.
“Gli Usa sono uno dei principali mercati di sbocco per i nostri vini, e questo dazio rischia di ridurre la competitività del prodotto italiano rispetto a concorrenti non soggetti a simili barriere, come i vini cileni o australiani – spiega – Potremmo assistere a un rallentamento delle esportazioni, una contrazione dei margini per i produttori e una perdita di quote di mercato faticosamente conquistate”.
Dicendosi ‘pienamente d’accordo’ con la Cia Campania che nei giorni scorsi ha lanciato un allarme per il comparto vitivinicolo campano e italiano, ha aggiunto: “il settore vitivinicolo non è solo un asset economico strategico, ma anche un presidio culturale e identitario dei territori. In Campania, molte piccole e medie aziende lavorano con margini limitati e hanno investito negli anni per affermarsi sui mercati internazionali”.
“Un dazio del genere rischia di frenare bruscamente questa crescita, mettendo in difficoltà soprattutto le realtà meno strutturate”, sottolinea. Realtà che stanno aprendo le proprie cantine ai visitatori con percorsi enoturistici, dando impulso a un settore che non è più di nicchia. “Alcune aziende lo fanno da tempo, altre stanno iniziando – aggiunge – segno che l’enoturismo può divenire il volano vincente per la Dop Vesuvio e rappresenta un’occasione di scoperta di prodotti d’eccellenza come la nostra albicocca e il pomodorino del piennolo del Vesuvio Dop”.
“I vini campani hanno visto una crescente apprezzabilità Oltreoceano. Tuttavia, con l’aumento dei costi dovuti ai dazi, è probabile che gli importatori americani riducano gli ordini o virino su prodotti più competitivi in termini di prezzo. Questo potrebbe comportare un calo significativo dell’export e un rallentamento della promozione dei vini campani nei mercati esteri” ha aggiunto Giordano che, a proposito dei rischi che potrebbero esserci per i vini del Vesuvio, come ad esempio il Lacryma ChristI, ha segnalato che “l’aumento dei costi legati ai dazi potrebbe rendere questi vini meno accessibili sul mercato statunitense, col rischio di ridurne la presenza sugli scaffali e nei ristoranti americani. Ciò avrebbe ricadute negative sia economiche che di visibilità internazionale per l’intero distretto vesuviano”.
“È fondamentale che l’Unione Europea torni al tavolo negoziale con gli Stati Uniti per trovare un accordo che escluda il vino italiano da questi dazi, come già avvenuto in passato.
Nel frattempo, servono misure di sostegno diretto per i produttori penalizzati, come incentivi all’export verso altri mercati emergenti, o fondi per compensare le perdite. Inoltre, una forte promozione del valore qualitativo e identitario del vino italiano può aiutare a giustificare un prezzo più elevato presso il consumatore finale, mitigando in parte l’impatto delle tariffe”, conclude Giordano.
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