VESUVIANI VINCENTI – Raffaele Romano e il suo mestiere: raccontare agli altri le bellezze della nostra terra. Anche al premio Nobel per la Medicina 2011 Bruce A. Beutler

Faccio il mestiere che mi piace, per il quale ho studiato e al quale devo tantissimo. Ricordo ancora il giorno in cui decisi di avviarmi in questo mondo: ero a Londra, ci vivevo da quasi due anni, quando mi arrivò l’email di convocazione per l’esame della Regione Campania. Mollai tutto perché l’istinto mi diceva che stavo facendo la cosa giusta: ritornare nella mia terra ed avere la possibilità di raccontarla e farla scoprire attraversi i miei occhi e soprattutto mettere a disposizione di tutti i miei anni di studio in Archeologia e storia dell’arte. Fare la guida turistica per me non è un lavoro ma un piacere ed un privilegio che condivido con i tanti ospiti stranieri ed italiani che ogni giorno ho la fortuna di incontrare.  Le loro domande e curiosità mi spingono ad indagare e scoprire sempre qualcosa di nuovo riguardo il mio territorio. Di fronte ai turisti è necessario saper rispondere alle domande più svariate, dall’ambito culinario a quello botanico e se c’è una cosa che questo lavoro insegna è che più si impara, più si apprendono nuove nozioni e più appare chiaro quanto ancora si debba studiare. Il lavoro di guida turistica stimola sicuramente la curiosità e la sete di conoscenza, spingendoci ogni volta ad addentrarci in territori che si conoscono meno. È un lavoro sicuramente intrigante e ciò che lo rende tale, a mio parere, è la possibilità di confrontarsi con persone provenienti da ogni parte del mondo: nonostante gli itinerari possano essere ripetitivi, l’incontro e il confronto con personalità e culture diverse lo rendono un lavoro vario, che sa suggerire ogni volta stimoli differenti e nuove possibilità di crescita. Inoltre sono necessarie per svolgere la professione anche abilità di pianificazione, organizzazione, apertura internazionale, pazienza, capacità di espressione verbale e di relazione con il pubblico. Negli anni ho accompagnato tantissime persone diverse, migliaia, tutte differenti tra di loro, alcune appassionate, altre meno ma tutte con delle storie da raccontare, perché la guida turistica oltre ad illustrare la bellezza del territorio Può diventare anche un compagno di viaggio.

Qualche giorno fa mentre ero in tour in costiera, ricevo una telefonata: il comune della Città di Pompei mi chiedeva disponibilità per una visita guidata al parco archeologico di Pompei per una delegazione scientifica internazionale. La cosa suonava importante ed interessante e senza controllare il calendario, diedi la mia conferma. Quella stessa sera venni a sapere che avrei accompagnato tra gli altri un premio Nobel per la Medicina 2011, il Dott. Bruce A. Beutler. L’emozione era tanta: “quali domande mi avrebbe fatto?”, “come avrei dovuto comportarmi?”, queste sono alcune delle domande che posi a me stesso prima di iniziare. Arrivato in largo anticipo la mattina dell’appuntamento, preso il mio caffè rituale, mi recai carico di buono orgoglio all’incontro. Arrivate le auto degli ospiti all’ingresso degli scavi, precedute dai veicoli della polizia, si presentarono gli illustri membri della delegazione: Prof. Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia, il giovane regista salernitano Carlo Fumo, il professore Michele Carbone, direttore del programma di Oncologia Toracica dell Università delle Hawaii, l’avvocato Giovanni Siniscalchi e il direttore Relazioni esterne dello Sbarro Institute di Philadelphia Giancarlo Arra e naturalmente il Nobel. Dopo i dovuti saluti con gli organi di stampa, il super Prof. mi si avvicina presentandosi, stringendomi la mano e facendomi una raccomandazione: “Rafaiel (è così che viene pronunciato il mio nome dagli americani), you are an archaologist and my dream since i was child is to see Pompei, so please show me the best!” In quel momento non ho avuto dubbi, avrei mostrato la città eterna con quella passione con cui la vivo ogni giorno.

La passeggiata archeologica è durata oltre tre ore, attraversando con stupore e curiosità cardini e decumani, chiacchierando del modo di vivere dei nostri antenati, confrontandoci sulle malattie diffuse in epoca romana, delle conseguenze e dell’effetto delle tubature in piombo sull’organismo, delle terme, del ciclo di affreschi della villa dei Misteri, dei restauri, delle divinità e dei penates, tutto con tanta naturalezza ed umiltà da parte dell’intero entourage. Ecco il tipo di visita che io amo di più: avere di fronte persone pronte a lasciarsi coinvolgere ed appassionare da quello che il nostro territorio ha da offrire.  È stata una esperienza che non dimenticherò mai e da cui ho imparato molto; nella mia mente risuonava un messaggio costante: l’orgoglio di essere figlio di questa terra e soprattutto che seguendo la passione che avevo si da bambino, studiando con impegno, sacrifici e costanza ho potuto vedere negli occhi di un premio Nobel quello stupore ed ammirazione che i miei racconti gli hanno suscitato.

Raffaele Romano

Guida Turistica Regione Campania

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