VERSO IL VOTO Tecniche e strategia elettorali sotto il Vesuvio, dove anche nell’era digitale, vince il faccione e il noiosissimo seipertre

Da quando Berlusconi è entrato in politica, nella coscienza degli italiani è aumentata l’esposizione alle campagne elettorali. La propaganda, infatti, è oggi una componente  fondamentale nelle elezioni governative e delle città più importanti d’Italia. Tuttavia sembrava quasi passare inosservata nei comuni più piccoli. Oggi, invece, anche se spesso non genera oggetto di discussione, sulla spinta dei social media, anche in provincia la comunicazione politica è destinata ad assumere nuove connotazioni. “L’evoluzione sta alla sensibilità dei candidati: o seguono i cambiamenti  o ne verranno sommersi “, sottolinea Valerio Di Salle, giornalista, ma anche esperto di sociologia della comunicazione e cultore della materia in tecniche della pubblicità presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.  “Commentare le attività di promozione per le elezioni nei comuni di fascia media non è un compito piacevole per chi si occupa di pubblicità. Nell’ 80% dei casi, chi vuole comunicare la propria candidatura si rivolge  direttamente a un tipografo (e nel vesuviano ce ne sono comunque di bravi) o realizza il proprio manifesto in maniera autoprodotta, senza passare per un’agenzia o un consulente specializzato per la comunicazione. Risultato: in ogni campagna elettorale veniamo circondati da faccioni e da una comunicazione di scarsa qualità; e le colpe, a mio avviso, non sono di chi produce oggetti di  comunicazione, ma di chi li commissiona senza applicare una logica adeguata. In proporzione ai tempi storici e alle tecnologie, nell’antica Pompei la comunicazione politica era forse più evoluta di quella attuale. “Facciamo finta” allora che buona parte dei candidati abbiano alle spalle una chiara strategia di comunicazione  per la propria campagna elettorale,  e che manifesti e volantini rappresentino, quindi, solo uno dei vari elementi che compongono la personale azione di comunicazione. Prendo ad esempio il comune di San Giorgio a Cremano, città in cui non risiedo, ma dove passo spesso con l’auto. Con occhio “laico”, non posso fare a meno di notare anzitutto  che, nonostante l’aumento degli spazi espositivi comunali, c’è chi si ostina a mettere dei manifesti in maniera abusiva. In questi casi non c’è messaggio che tenga:  anche se si viene eletti, si abbatte palesemente la propria immagine. Al contrario, anche nell’era dei social network è stato piacevole vedere l’uso di gazebo elettorali: in genere, angoli di civile incontro politico. La mia attenzione sarà comunque incentrata sui contenuti, sul “Visual” di quei manifesti che hanno avuto la fortuna o la sfortuna di non essermi passati inosservati.  Partiamo da Aldo Vella, che, a differenza di altri, ha provato a realizzare qualcosa al passo coi tempi, specie nella versione on-line della sua campagna pubblicitaria, ricca di colore, con immagini nuove, un testo intelligente e “trasparente”, l’utilizzo dell’arancione riconducibile alla vittoria alternativa del sindaco de Magistris… (insomma, l’uomo con la barba e il cane al guinzaglio sembra essersi rivolto a realtà competenti in materia di comunicazione).  Anche Renato Carcatella prova a innovare, un giovane non può non farlo! Questo candidato porta in strada un rosso particolare o, meglio, un rosa-fucsia. E se non si è capito con le immagini: “Renato guarda chiaramente a sinistra”. Fuori d’ogni dubbio, quindi, è il messaggio politico, anche se lo sguardo a sinistra, per gli esperti del linguaggio visivo onirico è “un guardare al passato”… C’è poi il caso Aquilino Di Marco. Spero di non sbagliarmi, ma ho visto in giro un manifesto a due tonalità, blu e rosso, con lo slogan “Se po fa’ ‘”. Un revival napoletano della campagna Yes We Can 2008 di Obama for President. Purtroppo, in questa mia rapida ricerca non ho trovato un’ immagine coordinata e lineare con gli altri prodotti di comunicazione  proposti da questo candidato. Non posso non spendere qualche parola per la pubblicità dell’ attuale sindaco Mimmo Giorgiano.  Il primo cittadino, pur avendo realizzato una discreta attività di comunicazione durante la sua amministrazione con l’ausilio del bravo Michele Ippolito, lascia invece molto a desiderare per l’attuale campagna elettorale. A parte l’immancabile faccione, i manifesti si limitano a evidenziare la filiera dei partiti che lo appoggiano. In qualche caso non manca il riferimento a “San Giorgio Città Universitaria”, recente successo dell’amministrazione del  sindaco… Da quanto leggo, mi auguro non sia l’unico… Nel classico e nel segno della “continuità” – come proposto dal suo slogan – troviamo Giorgio Zinno, vicesindaco PD, che, visti i suoi 2 metri d’altezza, rende molto di più nella cartellonistica stradale 6×3, rispetto ai manifesti più piccoli. Tra i candidati a consigliere non si può non citare chi ha puntato al risparmio (di questi tempi !?!) tentando di realizzare un unico manifesto  per promuovere la propria candidatura e la propria attività d’assistenza fiscale, chi ha scelto di togliersi la giacca nella speranza di proporre qualcosa di diverso, chi, alla George Clooney, nella propria affissione ci propone lo slogan di una compagnia telefonica: “Immagina… Puoi…” e quei tanti mezzi busti con le braccia incrociate alla Big Jim… (le braccia incrociate, più che un atteggiamento da “…masto”, rischiano di trasmettere un segno di chiusura nei confronti dell’elettore…).  In ogni caso, ognuno ha avuto le sue motivazioni e convinzioni per fare delle scelte, e per questo, al di là di mere considerazioni tecniche, non è possibile dare giudizi marcati  all’ennesima bella mostra di sorrisi e cravatte sulle pareti. Laddove è invece mancata una logica, dove si è voluto affrontare una campagna elettorale senza criterio, va un richiamo forte. Paul Watzlawick, teorico di riferimento per chi si occupa di comunicazione, diceva: “Non si può non comunicare”. Oggi, nell’era dei nativi digitali: Non si può non comunicare, bene! ”

“…  Ah, ma tra i candidati di quest’anno… c’è il sosia di Vasco Rossi?”
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