Un dipendente di Rossopomodoro ha spruzzato deodorante sui suoi colleghi stranieri. Antonio si difende: “Non sono razzista, stavamo giocando”

“Ma voi a casa non ce l’avete il deodorante? Perché non ve lo mettete?”. A parlare, mentre spruzza del deodorante sui i suoi colleghi stranieri, è un dipendente della catena Rossopomodoro (il locale si trova nella stazione di Milano Centrale). “Oh! Disinfestazione!” interviene un altro. L’episodio risalirebbe a domenica 27 gennaio. L’azienda ha aperto un’inchiesta interna. Il video è stato postato da un’altra dipendente, anche lei straniera, sul suo profilo Facebook. Tanti i commenti scandalizzati sotto al post. Ma non mancano quelli di alcuni di utenti che applaudono al gesto: «Che schifo. L’aroma d’Africa riportatevela a casa vostra», scrive un utente.

Rossopomodoro «prende le distanze e si dissocia fermamente dal comportamento discriminatorio che non appartiene né per costume, né per tradizione, né per vocazione all’azienda di origine partenopea», ha scritto l’azienda in una nota ufficiale. Nella catena, spiegano, il 35% della forza lavoro complessiva è straniero. «Il Gruppo Sebeto ha tra i suoi collaboratori ragazzi e ragazze di diverse etnie e di tutte le regioni d’Italia e problemi del genere non si sono mai verificati in tanti anni di storia del gruppo», ha detto l’amministratore delegato Roberto Colombo.

Ma lui, il protagonista, si ritiene vittima “di un agguato mediatico”, ordito da qualcuno che vuole “strumentalizzare e danneggiare la nostra immagine per altri interessi”. A parlare è Antonio Faccetti, il pizzaiolo che lavora nel ristorante Rossopomodoro di Milano, immortalato da un collega mentre spruzza del deodorante a un aiutante di colore, Abdul, di cui, ci tiene a sottolineare, “sono amico e con il quale stavo scherzando, così come si scherza tra colleghi”. Le immagini di quel video sono finite sul web dove, in poco tempo, sono diventate virali sollevando un vespaio di polemiche e critiche in quanto classificato, attraverso numerosi commenti, come un deprecabile episodio di razzismo.

Antonio, che vive e lavora a Milano, così come altri colleghi napoletani, costantemente in stretto contatto con colleghi di colore, respinge al mittente l’interpretazione in chiave razzista del video, fuoriuscito da un gruppo WhatsApp limitato a una decina di pizzaioli e apprendisti, come Abdul. “Il video – spiega ancora Antonio – non rappresenta la verità e la realtà dei fatti: ogni giorno, quando siamo al lavoro, scherziamo tra noi e facciamo video di ogni genere senza mai l’intenzione di ferirci o offenderci. Il clima di lavoro è sempre stato, e resterà divertente , rispettoso e cordiale”.
Antonio spiega che quel video, come anche altri girati sul posto di lavoro, “riprende solo momenti di ilarità tra colleghi con i quali condividiamo ore di lavoro: a me, per esempio, mi chiamano sempre tenendo un cavatappi in mano perché mi identificano satiricamente con un tappo a causa della mia bassa statura”.
“Hanno fatto apparire uno scherzo, una scena goliardica con i miei allievi  – spiega addolorato Antonio – come un atto di discriminazione e razzismo che assolutamente non fa parte della mia cultura. Ho incarico l’avvocato Angelo Pisani di chiarire la realtà dei fatti e quanto non si vede nel video, a tutela di ogni mio diritto ed interesse. Niente – dice infine il pizzaiolo napoletano – rovinerà il vero rapporto di amicizia che c’è con Abdul e con gli altri miei colleghi”.

 

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