TRATTO DA UNA STORIA VERA – A Sant’Anastasia soccorrono un senza fissa dimora e l’assessora Giliberti lo porta a conoscere al Comune

Sant’Anastasia – Scelta o non scelta, la vita in strada è durissima e non solo quando la temperatura raggiunge lo zero o diluvia, come in questi giorni di lockdown, che spesso è un lockdown dei sentimenti. Nei giorni scorsi i volontari della Protezione Civile anastasiana, su indicazione di un cittadino a mezzo social, sono intervenuti perché al centro della città sotto al freddo e alla pioggia in un giaciglio di fortuna proprio fuori al Santuario, c’era e c’è un uomo. Volontari e assessore si sono recati sul posto e hanno fornito a quell’uomo una coperta, un sacco a pelo e un giubbino nuovo. E dove sta la notizia? Può chiedersi qualcuno?

Cettina Giliberti che nella nuova giunta di Carmine Esposito è assessore alle politiche sociali, ma di queste cose se ne occupa da piccola, da quando frequentava il liceo e poi se ne è andata a studiare psicologia a Roma senza il “permesso del Generale, ha fatto di più. È tornata sul posto, da sola come fa da quando era ragazzina è ha dato un nome a quell’uomo. Un nome, gli ha ridato una storia, l’ha portato a farsi la barba, da un medico e l’ha ufficialmente presentato alla città. Chi scrive sa benissimo che Cettina Giliberti, a differenza di quanti coi soldi del governo dicono di aver elargito i buoni spesa nei comuni che amministrano e fanno le passarelle sui giornali, non ci tiene alla ribalta. Di mestiere fa la psicologa e da sempre è in prima linea dalla parte sbagliata per il potere, ma da quella giusta per la vita: dalla part degli ultimi. Io avrei sperato facesse anche il sindaco della sua città, ma vabbè quello che spero io poco importa. Oggi, quell’uomo che vive in strada si chiama Massimo, dopo aver perso la mamma, ma non la fede nella Madonna dell’Arco, ha deciso di vivere senza una dimora fissa. Non ha nessuno. Cettina è andata lì col suo monovolume, ormai di proprietà dei suoi cani e di quelli che recupera in strada e si è imbarcata Massimo. Tampone, barba e visita medico specialistica. Poi le presentazioni al Comune. Sì in quel Comune dove si vendevano i posti di lavoro e i sogni dei giovani concorrenti, la dottoressa Giliberti che di mestiere fa la psicoterapeuta ci ha portato Massimo, il barbone, che oggi però ha una barba curata ed è pure un bell’uomo. Sembra una storia raccontata dalle canzoni di Fabrizio De Andrè e invece è l’azione concreta di una donna che vive il suo impegno politico con passione, quella che oggi manca non solo ai politici. E dove sta la notizia? Da nessuna parte, o forse più semplicemente nel fatto che quell’uomo oggi si chiama Massimo, ma si chiamava Massimo anche ieri e ieri l’altro, ancora.

Paolo Perrotta

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