“Terra dei fuochi vesuviana”. L’appello del Comitato Ambiente Vesuvio: “A San Vito siamo rimasti soli: collaborate! Denunciate! Indignatevi!”

DSCN5647Si scrive San Vito al Vesuvio, ma si legge “Terra dei Fuochi Vesuviana“. A distanza di un anno dal primo convegno incentrato sul rischio ambientale nella contrada ercolanese, e a distanza di poche settimane dal ritrovamento di oltre 100 fusti interrati a Cava Montone, Venerdì 5 Dicembre, nella Chiesa di San Vito, si è tenuta la seconda conferenza degli attivisti del Comitato Ambiente Vesuvio per  fare il punto della situazione– ha detto Pino Ciocola, moderatore dell’evento- sulla questione inquinamento ad Ercolano“.

L’evento si è aperto con la video-inchiesta del giornalista dell’Avvenire, Pino Ciocola, sulla Terra dei Fuochi: un “crudo” documentario che, in pochi minuti, denuncia cause ed effetti del “cancro” dei territori casertani e vesuviani. Un cancro fatto da roghi tossici, collusione tra politici e camorristi, istituzioni indifferenti, rifiuti interrati, falde acquifere avvelenate e l’incremento di malattie tumorali.

DSC_1010UN APPELLO ALLA COSCIENZA. Presente alla manifestazione anche il Sindaco di Ercolano, Vincenzo Strazzullo, che ha promesso “un  impegno concreto da parte dell’Amministrazione Comunale per combattere il biocidio ercolanese”.

Impegno, a cui non si è mai sottratto il Comitato Ambiente Vesuvio che, operando “animato unicamente dalla coscienza e dal senso civico”, nell’Ottobre 2012, ha sottoposto i cittadini di San Vito ad un “questionario sulla salute”, i cui dati sono stati esaminati dal Dottor Gerardo Ciannella (che ne ha riscontrato diverse criticità). L’attivismo del Comitato è continuato in questi anni con la creazione di sentinelle ambientali, con incontri con scuole e istituti superiori. E ancora: con collaborazioni con l’Asl territoriale, al fine di creare un’indagine sulle patologie, grazie ai dati forniti dai medici di base, per sopperire alla mancanza di un trasparente registro tumori; e con un appello alle coscienze lanciato da Padre Marco Ricci e Padre Giorgio Pisano, i “don Patriciello vesuviani”. Appello grazie al quale è stato possibile ritrovare 100 fusti interrati a Cava Montone, sotto i campi di pomodorini di Contrada Castelluccio.

Prendiamo coscienza– hanno detto gli attivisti- che l’inquinamento è tra i principali nemici della salute, e la salute qui è a rischio per un duplice fattore: c’è la terra con i fusti e gli interramenti di varia natura, e il cielo con i tralicci dell’alta tensione, con le numerose antenne telefoniche che passano sulle case, sulle scuole pubbliche, insomma sulle nostre teste, nella più completa indifferenza. Noi del Comitato stiamo combattendo da anni contro questi tipi di inquinamento. E per questo siamo stati chiamati “allarmisti”, “nemici del pomodorino del piennolo”;  oppure “quelli che fanno campagna elettorale”; o peggio ancora “quelli che vogliono far chiudere le scuole”. Niente di più falso. Il nostro obiettivo è quello di lasciare ai nostri figli un mondo migliore, e di salvaguardare, dunque, nostra Madre Terra; perchè come ha detto Padre Francesco: “L’uomo perdona a volte, Dio perdona sempre, ma la Terra non perdona mai!“.

DSC_1015L’AGRICOLTURA VESUVIANA E’ PERFETTA. Il Dottor Mauro Mori, agronomo e docente presso l’Università Federico II di Napoli, ha invece voluto sottolineare la bontà dei prodotti tipici agricoli della Campania (inclusi i pomodorini dei campi nei pressi di Cava Montone): “Bisogna fare una differenza tra Ambiente e Agricoltura. In Campania non è l’Agricoltura ad essere a rischio, ma è l’Ambiente che ha subito diverse ferite. Ferite importanti, ma non così catastrofiche, secondo i dati di un mio studio fatto in collaborazione con Arpac, Università e Ministero dell’Ambiente. Considerate che in nessuna parte del Mondo, come in Campania, c’è una mappatura così puntuale dei terreni, e solo il 2% è risultato a rischio inquinamento. Di questo 2% poi, soltanto il 7% è risultato inquinato. In totale, dunque, solo lo 0,14% dei terreni campani sarebbe inquinato”.

Secondo l’agronomo l’aumento di malattie tumorali nei territori casertani e vesuviani non sarebbe dovuto ad un problema di Agricoltura e alimentazione, ma ad una ferita dell’Ambiente, continuamente sottoposto a roghi tossici, polveri sottili e all’inquinamento prodotto dagli autoveicoli: “Far rispettare il divieto d’esposizione di frutta e verdura in zone trafficate; controllare costantemente la qualità dell’aria; prevenire roghi tossici e interramenti di rifiuti con la lotta all’evasione fiscale; incentivare le denunce ambientali con la riduzione parziale delle tasse; modificare le procedure per lo smaltimento dei rifiuti speciali: sono queste, a mio avviso, le proposte utili per combattere l’incremento del cancro nei nostri territori“.

DSC_1016SAN VITO E L’ELETTRO-SMOG: “QUEL MALE CHE NON SI VEDE”. San Vito al Vesuvio, secondo il professor Gerardo Ciannella, è una “terra tra due fuochi“: il fuoco del sottosuolo con i suoi rifiuti speciali e fusti tossici interrati; e quello del cielo, costituito da tralicci ad alta tensione, antenne e  ripetitori di telefonia. Quest’ultimo, per il dottore specializzato in Medicina d’Ambiente, costituirebbe per i residenti della frazione ercolanese “il male più pericoloso“, perché invisibile : “Mentre amianto e fumo si vedono; mentre la puzza di diossina si sente, l’elettromagnetismo è impercettibile ai sensi umani; ma esiste. Poiché l’organismo umano è un sistema biologico radiante, dunque un buon conduttore di energia, laddove ci fosse un contrasto di energia nell’ambiente, verrebbero fuori dei pericoli per il nostro corpo. Fortunatamente nel territorio vesuviano non sono stati rinvenuti materiali radioattivi: ma immaginate cosa potrebbe accadere se si dovesse creare un contrasto tra l’elettromagnetismo generato dai “nostri tralicci“, e la radioattività dei “nostri terreni”?! Il nostro cervello vibra alla stessa intensità in hertz (7,83 Hz) della crosta terrestre. In assenza di campi elettromagnetici artificiali, noi siamo in perfetta sintonia con la terra, con cui viviamo in perfetto equilibrio armonico. Nel momento in cui questo equilibrio venisse alterato, potrebbero nascere diversi problemi di salute. Secondo lo IARC (International Agency Research on Cancer), infatti, i campi magnetici artificiali sono possibili agenti cancerogeni per l’uomo”.

Esaminando la situazione in particolare della scuola Ungaretti di Ercolano, a rischio chiusura negli scorsi mesi, proprio a causa del probabile rischio radiazioni elettromagnetiche dei cavi dell’alta tensione presenti in zona (che attraversano il plesso scolastico), il dottor Ciannella ha espresso diverse criticità: i dati dell’Arpac riguardanti l’induzione elettromagnetica dei campi elettrici riscontrati nell’istituto sarebbero- secondo il medico- a norma se si considera il valore limite di 10μT. Valore considerato troppo alto, poichè prende a riferimento studi di ricercatori australiani e americani (“accusati, tra l’altro, ma non condannati, per conflitto di interessi”) condotti “su manichini riempiti d’acqua“, che, dunque, non coincide con la più autorevole legge regionale n°13 del 24/11/2001 che stabilisce il limite a soli 2μT.

“DENUNCIATE E RIBELLATEVI!”. Marianna Ciano, attivista del comitato Ambiente Vesuvio, ha infine, denunciato l’indifferenza di istituzioni e degli stessi residenti della salita al Vulcano del Comune degli Scavi: “Qui ognuno pensa al suo orticello. Noi abbiamo chiesto soltanto di collaborare. Abbiamo fatto un appello alle coscienze che però non è stato colto. A San Vito si continua a fare finta di niente. Voi continuate pure a fare finta di niente, noi continueremo nella nostra strada: a combattere e a denunciare come abbiamo fatto fino ad ora!

Dario Striano

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