POLVERIERA CONOCAL – Dentro il rione della droga conteso storicamente da due clan, oggi nel mirino degli emergenti

C’è un pezzo di terra che non è Ponticelli, né Volla. Non è né città, né paese. Sta in mezzo. Da sempre. Rione Conocal, un mondo a parte dove le regole criminali (perché il Conocal è un quartiere ghetto nato dopo la ricostruzione dell’ottanta e abbandonato sempre a se stesso) fino a qualche tempo fa le dettava solo la famiglia D’Amico che nel leader Antonio, detto fravulella ha il suo massimo rappresentante. Fravulella, viene arrestato nel 2009 per omicidio ed associazione a delinquere di stampo mafioso. E’ lo zio di Marco Ricci e  per questo considerato alleato al clan operante nei Quartieri Spagnoli. Antonio D’Amico cresce alla scuola di camorra legata ai Mazzarella, il potente clan che da San Giovanni a Teduccio ha tentato, qualche volta riuscendoci, di mettere le mani su tutta la città. Poi lentamente acquisisce un suo spazio, un suo regno. La roccaforte, fino a qualche anno fa inespugnata: il Conocal. Di fronte le campagne di Volla, oggi quasi tutte invase dal cemento e dall’altro lato le ciminiere in lontananza delle raffinerie traPonticelli e più lontano con lo sguardo San Giovanni a Teduccio.  Fino a quando, col declino del potere criminale dei ponticellari, i Sarno, giovani emergenti decidono di spostarsi dalla vicina Barra, dove erano affiliati ai Cuccaro-Aprea per creare un proprio clan. Il leader di questa fazione criminale è un giovane. Si chiama Marco De Micco, dagli amici e dai nemici conosciuto come “bodo”. Tra gli uomini di Fravulella (Antonio D’Amico) e quelli di Bodo (Marco De Micco) scoppia la guerra. Raid, gambizzazzioni, stese. Omicidi eccellenti. Il Conocal da medio supermercato della cocaina ai margini del Vesuvio, diventa scenario di lotta. Gli affiliati a “Fravulella” e quelli affiliati a “Bodo” si segnano il corpo. Il nome dei boss se lo scrivono vicino al cuore, sotto all’Ak47 (la sigla che identifica il mitragliatore automatico Kalashnikov) e non esitano a sparare tra i bambini, pur di segnare il territorio.

La guerra scoppia nel 2013. Bodo è un camorrista veloce e sanguinario. Uno che non ordina solo, ma è il primo ad eseguire i raid. I suoi uomini, si fa per dire perché sono tutti giovanissimi, gli sono fedeli e in pochissimo tempo a suon di colpi d’arma da fuoco e pestaggi con le mazze da baseball conquistano passo dopo passo quella parte di Ponticelli, che non è Ponticelli, né la vicinissima Volla dove il dominio Rea-Veneruso non è scalfito dalla guerra per la droga che si fanno Bodo e Fravulella.

Il primo omicidio avviene a San Giovanni a Teduccio il 12 gennaio 2013. La vittima è un 24enne incensurato. Pochi giorni dopo, vengono uccisi due giovani di 20 e 18 anni, quest’ultimo è il nipote di Teresa De Luca Bossa, appartenente all’omonimo clan scissionista dei Sarno, attivo a Ponticelli.

Nell’ottobre 2013 viene ucciso un membro di spicco del clan Cuccaro, e l’8 aprile 2014 viene colpito un capo del gruppo Amodio-Abrunzio. Due omicidi probabilmente volti a frenare l’espansione del sodalizio De Micco-Amodio-Abrunzio.

Secondo gli inquirenti tra  i palazzoni del Conocal, avrebbero trovato appoggio e protezione i fratelli Sibillo, leader della cosiddetta paranza dei bimbi di Forcella.

In piena guerra, al clan D’Amico, nel giro di pochi mesi, vengono inferte due sonore stangate: nel marzo del 2015 vengono tratti in arresto all’incirca 60 affiliati, mentre nell’ottobre dello stesso anno viene uccisa in un agguato Annunziata D’Amico, sorella di Antonio, reggente del clan in seguito alla detenzione in carcere di quest’ultimo e del fratello Giuseppe. Oggi riesplode il sangue.

Prima l’omicidio di Ciro Nocerino lo scorso 15 novembre. Nocerino  è stato ucciso perchè voleva lasciare il clan De Micco. E’ questa l’ipotesi al momento che va per la maggiore tra gli investigatori chiamati a ricostruire il movente dietro gli spari di via Miranda. Ultimamente si era avvicinato ai ‘Bodo’ ma aveva deciso di allontanarsi ulteriormente da loro. E per questo sarebbe stato punito. La tregua ‘apparente’ è stata rotta.

Nel frattempo nascono nuove formazioni criminali. Senza la presenza dei vecchi boss, le vecchie retrovie, i guaglioni de ‘o sistema si organizzano e voglio scalzare i capi. Come riportato dal Roma la nascita del gruppo Mammoliti-Baldassarre, sia pur fermato rapidamente, lo dimostra. Così come non è affatto scontato che il gruppo Minichini-Schisa (originari di Brusciano e oggi traferitisi a Ponticellii)  abbia rinunciato a stabilizzarsi nel quartiere orientale e in particolare nella zona che una volta era il regno dei Sarno. Pochi giorni fa proprio dentro il Conocal un altro raid. Sono stati feriti due giovani, un minorenne e l’ex stella del Savoia calcio Ciro Rigotti, incensurato ma figlio di Saverio, capo piazza di Fravulella. Tutto questo dopo una serie di pestaggi avvenuti da ambo le parti contro i pusher sui vari territori. La vendita della droga sotto il Vulcano funziona così: il clan lascia libere le piazze, non le gestisce direttamente se non quelle più importanti e da la possibilità a tanti piccoli spacciatori di farsi il proprio giro, pagando una tassa di 200 euro a settimana, con l’impegno (che spesso qualcuno non rispetta) di rispettare i territori. Oggi tutti gli equilibri son rotti. Il maxi blitz dei carabinieri che ha messo in ginocchio i “Bodo” di Marco De Micco ha fatto il resto. Si continua a sparare o per imporre la supremazia o per delimitare i confini altrui. Potrebbe essere, secondo indiscrezioni degli inquirenti, un Natale di sangue.

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