IN PRESA DIRETTA – Il racconto di uno scippo con efferata violenza a due donne al Centro Storico di Napoli: c’è troppo abbandono e poca sicurezza

NAPOLI – Un sabato qualunque quello del 19 Ottobre scorso. Centinaia di ragazzi invadono le strade del centro storico da Piazza Bellini a Santa Maria la Nova. I bar sono affollati, la piazza gremita. Posti per le auto non ce ne sono molti, allora ci si affida al parcheggiatore di turno, poiché parcheggi a pagamento nella zona non ce ne sono. Si arriva in centro intorno alle 22, la notte è giovane, la settimana è stata pesante, la voglia di girare innumerevoli volte per trovare parcheggio più vicino al luogo da raggiungere, non c’è. Allora come tutte le volte si decide di parcheggiare sulla strada che in salita porta al Policlinico Vecchio, Vicoletto Costantinopoli. Una sera come tante, per me e la mia amica, un calice di vino allo Shanti, due chiacchiere, incontri amici, passa il tempo. Sono le 2.00 quando decidiamo di ritornare verso la macchina e rincasare, la stanchezza si fa sentire, e forse alla soglia dei 30 il calice di vino anziché gasarti ti altera la stanchezza. Salutiamo gli amici che propongono di scortarci fino all’auto ma rifiutiamo e ringraziamo. “Siamo sempre tornate da sole – asseriamo – che dovrà mai succedere, saranno 300 metri in tutto”. Un bacio, un saluto e via. Iniziamo a percorrere la strada che porta all’ospedale Incurabili, per poi svoltare a destra e ritrovarci alla macchina. Via San Raffaele a Caponapoli. Forse prima di questo momento neanche sapevo quale fosse il nome di quella strada.Ore 2.10 mi giro verso la mia amica e con un accenno di affanno le dico “Siamo quasi arrivate”. In un attimo, confusione, capisco poco, sento un boato e in un attimo mi passa avanti la mia amica trascinata sull’asfalto da un motorino mentre grida aiuto. Mi passa la vita avanti, non capisco cosa sta succedendo. Ipotizzo la qualunque. Forse uno scippo, forse vuole farci del male, forse in piazzetta c’è un complice che ci aspetta e tenteranno di stuprarci. Il panico.Mentre inizio la corsa verso il motorino, con le urla della mia amica che mi affollano la mente, chiamo ininterrottamente il 112 ed inizio nella disperazione a dare pugni all’ingresso della sede del Policlinico Vecchio dove pochi istanti prima avevo visto una luce accesa ed un Vigilante.Niente, nessuno mi apre, il 112 non mi risponde. Arrivo in piazzetta e trovo la mia amica scaraventata a terra ed un gruppo di persone arrivate in soccorso intorno a lei. Non è successo il peggio, il delinquente è scappato e lei se l’è cavata con pochi graffi e qualche ematoma. Arriva il 118 che ci trasporta al Pronto Soccorso dell’Opedale CTO, dove non c’è un drappello al quale fare una denuncia. Intanto il 112 non mi ha mai richiamata. Poteva succedere il peggio, non è successo. Ma questa storia deve essere una denuncia sociale all’abbandono, alla mancanza di sicurezza, al mancato soccorso a quella moralità ed etica che non ha pervaso il cuore del Vigilante che mi ha ignorato. A chi ci rappresenta, che incrementi il personale affinchè dal 112 si riceva una risposta, affinchè la Polizia sia abbastanza da accorrere celermente. Perché quella notte non sono mai arrivati. Affinchè le denunce non finiscano nel dimenticatoio. Affinchè tutti possano avere la fiducia di denunciare, come abbiamo fatto noi, sempre. Perché la nostra storia è la storia di tutti, ogni giorno, a Napoli e in Italia.

Luana Paparo (giornalista e sociologa)

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