I QUADRERNI VESUVIANI – La storia, i sogni e le passioni di un gruppod i visionari che immaginavano la “Città Vesuviana” 

Nel racconto di uno dei suoi fondatori, la storia  della rivista dallo sguardo visionario che sin dalla sua fondazione pose le basi per un nuovo modo di raccontare e vivere il territorio vesuviano. Era il 1983, non avevo ancora 32 anni ma già avevo raggiunto alcuni importanti traguardi: mi ero laureato in ingegneria, lavoravo in un centro ricerche sulle materie plastiche, mi ero sposato e avevo una figlia, e a breve sarebbe arrivata la seconda C’era stato in passato un impegno politico – in quegli anni era difficile non averne del resto!-, e avevo conosciuto molte persone, di età, ceto e professioni diverse. Tra queste, Aldo Vella, architetto dell’Alta Irpinia ma ormai radicato a Portici. Un sabato di quel 1983 ricevo una telefonata da parte di Walter che mi preannuncia la nascita di un gruppo che vuole interessarsi dell’area vesuviana sotto vari aspetti, e pensavano a me per il settore ricerca. Appuntamento per una riunione conoscitiva a casa di Claudio, uno dei componenti, l’indomani a Napoli. Ecco la prima novità: il gruppo comprendeva persone non strettamente vesuviane ma napoletane.

A quel primo incontro ne seguono altri che portano alla costituzione di un’associazione: il Laboratorio di ricerche e studi vesuviani che diventa il motore della rivista “Quaderni Vesuviani”. L’editore, seconda novità, è una società editrice napoletana, allora molto famosa perché stampava “Bric a Brac”.

Il primo numero viene presentato a Napoli, a Villa Pignatelli, terza novità a testimoniare il respiro non localistico dell’intera iniziativa.

Sul primo numero scrivevamo:

Siamo così Ciò che è, ma anche ciò che non è, la zona vesuviana emerge con una forza simile a quella del vulcano che si affianca in questi “articoli”. Imprevedibile.

E parlavamo di tasselli che iniziavano a trovare collocazione in un puzzle proiettato in un’altra realtà.

Iniziammo a produrre iniziative, e tra le prime messe in campo ci fu la partecipazione a Somma Vesuviana al convegno su “Memoria storica e sviluppo locale” alla presenza dell’on. Galasso, allora sottosegretario al Beni Culturali. In quella sede io e Aldo presentammo come Laboratorio di ricerche e studi vesuviani due proposte, una per la catalogazione dei Beni Culturali e l’altra per l’Ufficio Cartografico Vesuviano.

Creammo cosi quel contatto con la realtà sommese, che tuttora persiste, e che ci permise di conoscere una realtà, fatta di uomini e cose, per molti di noi distante dal nostro quotidiano, ma ricca di storia e tradizioni popolari.

Nel tempo abbiamo continuato a rivolgere la nostra attenzione non solo alla fascia costiera ma anche alla zona interna vesuviana, in particolare  quella di Terzigno, dove organizzammo nel 1989 una Festa campestre per la presentazione del vino della riserva Quaderni Vesuviani e la grande tela del pittore Alfonso Marquez.

In pratica, si iniziava a “chiudere il cerchio vesuviano”delimitando di fatto il territorio di nostro interesse che sarà poi materia elaborata nella proposta da parte di Aldo, di “città vesuviana”.

Quaderni Vesuviani, negli anni a seguire, si caratterizzò per essere una rivista che non solo ospitava contributi culturali, ma era fonte di proposte culturali e progettuali e partecipava attivamente alle battaglie per la difesa dell’ambiente, allora si diceva “del verde”, e dell’identità vesuviana.

Non esisteva ancora il parco del Vesuvio e noi organizzammo nel 1985 un convegno internazionale sulla questione dove mettemmo a confronto ben tre progetti di parco.

Alla stessa maniera rilevante fu l’organizzazione del volo sul Vesuvio con un aereo P.68 della Partenavia, con partenza da Capodichino e arrivo a Somma Vesuviana e festa finale.

E ancora, la proposta di una Galleria civica d’Arte Attuale e la realizzazione di una cartella di acquatinte con diversi artisti vesuviani.

Indubbiamente, dunque, furono anni intensi come impegno e speranza di contribuire a cambiare il territorio, il quale secondo alcuni era da considerare un dormitorio per i napoletani e che invece noi ritenevamo essere ricco di inestimabili energie che faticavano solo ad emergere per la miopia dei politici di allora.

Dicevamo in merito: Non siamo soli e non siamo i primi: i soli sono inutili ed inascoltate cassandre, i primi stupidi e vani narcisi. Noi siamo viandanti che si fermano ai crocicchi ad attendere sconosciuti compagni di viaggio; l’esperienza comune ci renderà amici, ma avremo anche prodotto qualcosa insieme, qualcosa di cui non vergognarci. Ciò che ci caratterizzava, e che oggi diventa esempio per le tante associazioni presenti sul  territorio vesuviano, era avere una visione non localistica, l’intenzione di  agire in rete e il voler essere presenti (o quantomeno provarci) sui territori in modo costante e diversificato occupandoci di ambiente, economia, arte, turismo. Volevamo dimostrare che erano presenti nel vesuviano, sotto varie forme, tasselli di arte, storia, cultura che erano legati tra loro in una forma più stretta che non quella esistente con la grande città Napoli. Un legame tra la costa e la campagna, oltre il Vesuvio. Tasselli che per secoli erano stati “isolati” nei loro ristretti ambiti geografici ma non per questo avevano cessato di svilupparsi in modo originale rispetto alla metropoli.

L’obiettivo del Laboratorio di ricerche e studi vesuviani, sin dalla sua costituzione, è stato quello di raccogliere tali tasselli, non crearne altri, collegarli tra loro e dar vita a qualcosa di originale perché nuovo era tale processo-idea. Ci ponevamo, come fu scritto in uno dei primi numeri, al crocevia di più strade a raccogliere testimonianze di viaggiatori che inconsapevolmente avevano prodotto studi e materiali su una città che non esisteva nella realtà ma che loro avvertivano esistesse.

Ecco, noi come Quaderni Vesuviani abbiamo raccolto per anni, il più che abbiamo potuto, quanto prodotto su un territorio reale geograficamente ma virtuale istituzionalmente.

E il mese scorso il Portici Science Cafè, in occasione del 35esimo anniversario della nascita della rivista Quaderni Vesuviani, ha promosso un incontro con relativo racconto fotografico in mostra, sul tema della città vesuviana ospitando come relatore lo stesso Vella. Auspicio del’evento quello di trasmettere ai più giovani l’esperienza e le proposte della rivista Quaderni Vesuviani e ricordare chi di questa esperienza ne ha fatto parte ma ora non c’è più: Franco Bocchino e Renzo Fatatis.

Altri di quel gruppo storico, nonostante gli anni trascorsi, ci sono ancora e sono animati dallo stesso spirito di fare rete, non sovrapporsi ad altri e agire in modo costante e puntuale sul territorio vesuviano, spronando le nuove leve a partecipare maggiormente, senza chiudersi nei loro steccati ideologici, locali e generazionali.

 

Vincenzo Bonadies

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