Grande successo per la prima di “The Open Game” al Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli

imageNapoli – È stato un “grande debutto” quello di The Open Game, al Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli. Lo spettacolo, scritto e diretto dal pomiglianese Felice Panico, è liberamente ispirato alla biografia di Andrè Agassi e sarà di nuovo in scena a partire da domani fino al 20 dicembre. Gli spettatori del Ridotto hanno assistito, in contemporanea, ad un incontro di tennis e ad un spettacolo teatrale dove, secondo l’autore, “i game della vita si susseguono e, al posto della racchetta e della pallina ci sono le parole”. Il cast è composto da Giovanni Ludeno, che interpreta “il campione”, Alessandra Borgia, Ciro Damiano e Simone Borrelli.

The OPEN Game – Note Di Regia

The OPEN Game non vuole essere soltanto la celebrazione di un campione dello sport (il tennis nella fattispecie), ma il racconto di una vita esaltante e complicata. E partendo da qui sono scaturite le difficoltà, le responsabilità ed il piacere. Difficoltà nel pensare di rappresentare nel tempo brevissimo di una serata a teatro sensazioni, frustrazioni, vittorie, sconfitte, cadute e resurrezioni mai banali, mai rassicuranti, mai definitive  e sempre vissute al limite. Responsabilità nel cercare di trasmettere al pubblico (che sia appassionato di teatro, di tennis o semplicemente di storie) la complessità di una vicenda umana che non si può risolvere nella mono-dimensionalità dello sportivo, del protagonista del circo mediatico, dell’ individuo compulsivo e infine dell’ adulto ormai risolto. Piacere nel provare a  rievocare  quasi due decenni e mezzo così importanti per la vita della nostra generazione e di quella immediatamente precedente.
Generalmente le vite degli sportivi procedono (con rare eccezioni) tutte nello stesso modo. Si inizia da un’ infanzia più o meno serena, per proseguire con i primi passi nella carriera, le prime conferme, le prime vittorie per arrivare ad un apogeo temporaneo in cui l’ atleta arriva al gran finale vincente, soddisfatto, pronto per le penne dei suoi agiografi. Con  The OPEN Game  accade l’ esatto opposto. Il nostro protagonista ha compreso pienamente che la vittoria   è un dato circoscritto e bugiardo, mentre la sconfitta ed il senso della sconfitta, sono compagni di vita, amici sinceri che in ogni momento collocano nella giusta prospettiva i trionfi sul campo, i milioni guadagnati con i tornei e con gli spot pubblicitari, i flirt con le più belle donne del mondo. E poi ci sono  il dolore fisico, i traumi inflitti alle sue membra robuste e fragili allo stesso tempo, i difetti fisici congeniti  che lo accompagneranno per tutta la carriera e  che  rendono il nostro Campione  la reincarnazione di un moderno Filottete, conferendogli la dimensione dell’ eroe tragico che continua imperterrito a lottare nonostante il suo corpo gli implori di smettere.
Ho voluto mettere in scena tutto questo, raccontare la storia di un  archetipo sportivo   in cui il protagonista  alterna il monologo della sua esistenza interagendo  col suo coach, con  il suo padre padrone e mentore ossessivo,  con  la sua compagna, figura femminile incarnazione delle donne decisive nella sua vita e soprattutto con gli eventi che ci restituiscono il sapore di un’ intera epoca.
Perchè  The OPEN Game ci regala l’ occasione per ricordare, anche  attraverso immagini e musica, vent’ anni della nostra vita, consentendoci di viaggiare su una macchina del tempo a bordo della quale ripercorreremo  le atmosfere degli anni ottanta, novanta e dei primi anni duemila, costruendo la nostra piccola “enciclopedia pop” e ritrovando miti e riti che  ormai ci appartengono.
Il  racconto individuale si trasformerà in racconto collettivo, ritroveremo le nostre vittorie, le nostre sconfitte, le nostre esaltazioni, le nostre frustrazioni sperando di recuperare il desiderio, in questi tempi di crisi endemica, di non mollare, di risollevarci, di cercare sempre un nuovo gioco, una nuova partita, un nuovo incontro.

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