Giovani e striscioni ai funerali di Genny Cesarano, Padre Alex Zanotelli: “Abbiamo tutti le mani sporche di sangue”

Escalation violenza Napoli, 17enne era obiettivo killer

Rispetto. La Sanità ha dimostrato di rispettare i morti e quindi la vita. Sul sagrato della chiesa è stato aperto un grande striscione con la scritta “Genny vive”. Un altro striscione identico è stato collocato al di sopra dell’altare. All’omelia padre Alex Zanotelli, che ha concelebrato con il parroco don Antonio Loffredo, ha parlato di “una città spaccata, bella e ‘malamente’, quella della Sanità, del rione Traiano, di Scampia e quella del Vomero”. “Quanto sangue si è versato in questi giorni – ha aggiunto – e anche le nostre mani grondano di questo sangue. Tutti, Chiesa compresa, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità”. Affollata, soprattutto di giovani, la chiesa di San Vincenzo alla Sanità, a Napoli, per i funerali di Genny Cesarano, il ragazzo di 17 anni ucciso lo scorso 5 settembre nel rione Sanità. La cerimonia funebre è cominciata con 20 minuti di ritardo, in un’atmosfera di grande commozione. Decine di ragazzi si sono seduti a terra intorno alla bara bianca, senza fare casini, rispettando Genny, la morte e la vita anche in un quartiere come quello della Sanità dove tanta violenza non si vedeva dalla guerra di camorra tra i Misso e i Giuliano, quando cioè i vecchi boss (Giuseppe Misso e Lovigino Giuliano) decisero di dichiararsi la guerra. Ma è una storia vecchia dove non si sparava sui ragazzini. Oggi no, Napoli non è Bagdad per carità, ma morire a diciassette anni è vivere in trincea tutti i giorni.

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