De Luca indagato per voto di scambio dopo il discorso ai sindaci per indurli al voto referendario

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L’invito «a non fare i fessi», ma anche «a mandare i fax con i numeri dei voti per il sì» dai rispettivi municipi. Poi: l’appello a rimanere uniti, di fronte a un governo con il quale c’è un’interlocuzione vantaggiosa, per la quale saranno investiti milioni in Campania e ancora l’esortazione «ad andare porta a porta e a segnalare i voti raccolti per il sì» in vista del quattro dicembre, il giorno del referendum costituzionale.  Sono questi i punti che hanno spinto la Procura di Napoli ad imprimere una svolta nel corso dell’inchiesta sull’appello del governatore Vincenzo De Luca a oltre trecento sindaci e amministratori campani. Un’inchiesta che sale di livello, che raccoglie testimonianze, che prova a fare chiarezza. E che macina atti istruttori. C’è una novità che non passa sotto traccia: la Procura di Napoli ha deciso di ipotizzare l’accusa di istigazione al voto di scambio, nel corso degli accertamenti condotti sull’assemblea dello scorso 15 novembre nell’hotel Ramada. E il Governatore della Regione Campania finisce nuovamente indagato.

 

 

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