Tra poche ore l’ufficializzazione delle candidature di Roberto Fico a Presidente della Regione Campania e di Piero De Luca alla guida del Pd regionale. E il Governatore bacchetta Sandro Ruotolo

E’ questione di ore per l’ufficializzazione della corsa di Roberto Fico alle regionali. Ed è sempre questione di ore (sarà un caso?) che Piero De Luca, il figlio del governatore della Campania, presenterà la sua candidatura unica alla guida del Pd campano. Intanto è stata formalizzata la commissione regionale per il congresso che dovrà vigilare sul voto degli iscritti dem campani: e su 9 componenti ben due (il vice governatore Fulvio Bonavitacola e Gino Cimmino) sono fedelissimi del Governatore (la presidenza dovrebbe andare al decano Giovanni Iacone, assessore a Portici nella giunta Cuomo) che stamattina si sfoga in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

E quando Maria Teresa Meli gli chiede se Elly Schlein, dando la carica di segretario del Pd campano al figlio, non allontani i cittadini dalla politica, la risposta è rabbiosa: «Ma non vorrà mica caricare sulla testa di Piero il crollo della partecipazione nei Paesi democratici?! Colgo l’occasione per dire con chiarezza –— e con tutto il disprezzo di cui sono capace — che questa vicenda esprime al meglio il livello di volgarità, di cafoneria, di inciviltà presente in un Paese nel quale possono fare quello che vogliono, fianco a fianco, mogli e mariti, sorelle e sorelle, fratelli e fratelli, padri e figli, tranne chi porta il mio cognome». Non regge il paragone di Piero attuale parlamentare Pd, prossimo segretario campano Pd con la figura dell’emigrante, ma con De Luca ci sta e poi sta difendendo il figlio. «Piero ha deciso molto tempo fa di fare l’“emigrante”, per essere libero, andando a lavorare, per 11 anni, presso la Corte di Giustizia in Lussemburgo; è vincitore di concorso per docente universitario; ha scritto libri di Diritto comunitario. Non ha bisogno di vivere di politica, può dedicarsi a un’attività professionale più redditizia e gratificante: avrà pure la possibilità di vedere rispettati i suoi diritti costituzionali e di essere valutato in quanto persona dopo 25 anni di militanza?», conclude De Luca.

Nel frattempo Piero sta presentando la sua mozione, inutilmente perché l’unica in quanto lo spiffero nel palazzo creato da un leggerissimo venticello democristiano più che di sinistra da Sandro Ruotolo e Marco Sarracino, è stato chiuso a doppia mandata dalla Schlein madrina di un cambiamento che ancora non si vede, ma il protocollo prevede le presentazioni.

“I cacicchi del Pd a Roma – spiega il governatore al Corriere – sono quelli che non hanno nessun radicamento né sociale né territoriale, che non hanno il voto neanche della madre, che non conoscono né la fatica della militanza, né quella necessaria a conquistare i consensi a uno a uno; quelli che si trovano in eterno in funzioni nazionali, in ruoli parlamentari al di là di ogni valutazione di merito… E che, sulla base di tali benemerenze pretendono di decidere della vita degli altri” e qui non è difficile pensare si riferisca al capo della comunicazione del Pd Sandro Ruotolo, quello dello spiffero per intenderci.

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