Studio di Legambiente: i quartieri più caldi di Napoli sono quelli a basso reddito: Vicaria, Secondigliano e Ponticelli le aree roventi della città
Sono Vicaria, Secondigliano, Ponticelli, Poggioreale, San Giovanni e Scampia i quartieri napoletani che risentono di più del surriscaldamento climatico.
E’ quanto emerge dal report messo a punto da Legambiente sui quartieri più caldi di Napoli negli ultimi dieci anni.
Un’indagine che ha messo in luce anche un altro aspetto, e cioè la corrispondenza tra i quartieri più roventi e quelli a più bassa estrazione sociale.
In queste zone – spiega Legambiente – le temperature medie al suolo nei mesi estivi superano spesso i 46 °C, con picchi ancora più alti in zone industriali e logistiche.
L’intensa urbanizzazione, la presenza di asfalto e l’assenza di verde concorrono a questi valori estremi.
Vicaria con temperature prossime ai 44,6 °C, Secondigliano ai 43,8 °C, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio si attestano a 42,68 °C e 42,05°C, Poggioreale 42,98 °C, Scampia 42,90 °C: un fronte termico che attraversa l’intero versante orientale e nord-orientale della città.
Le temperature più basse si rilevano, invece, in aree verdi e zone collinari come Posillipo, Camaldoli, Capodimonte, Colli Aminei che rendono i quartieri di Chiaiano, Arenella e Pianura più freschi con medie inferiori ai 37,5 °C. In particolare, la collina dei Camaldoli, grazie ad altitudine, ombra e copertura boschiva, rappresenta un possibile “rifugio termico”.
Secondigliano, Scampia e San Giovanni a Teduccio registrano redditi medi inferiori ai 19.000 euro/anno.” Si precisa che le temperature considerate non fanno riferimento ai valori dell’aria, bensì alle temperature al suolo estive medie degli ultimi 10 anni, ottenute tramite l’analisi di immagini satellitari Landsat 8 e 9.
Le temperature più alte si associano alla combinazione di un’elevata densità di superfici artificiali e scarsità di vegetazione soprattutto in alcune aree periferiche. Il pattern è chiaro e si conferma negli anni: le periferie più dense, con bassa qualità ambientale e suolo impermeabilizzato, sono le più esposte allo stress termico. Queste condizioni vanno rapportate alla particolare condizione geomorfologica che certamente consente ai quartieri posti in zone collinari o lungo la costa di godere di maggiore ventilazione rispetto a quelli collocati in zone pianeggianti o addirittura depresse. Non a caso il centro storico, pur con temperature elevate (oltre 43 °C), risente meno dell’effetto isola di calore grazie all’edilizia compatta e ad alcune aree verdi, ma soprattutto alla ventilazione che si crea nelle strade che dalla parte alta scendono verso il mare.
“Siamo davanti ad un segnale chiaro – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – che la crisi climatica non è più una minaccia futura, ma una realtà quotidiana con cui le città devono già fare i conti, soprattutto sul fronte della salute pubblica e della protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione. La sfida è grande, ma non possiamo più aspettare: dobbiamo agire ora”. Il monitoraggio mostra che i quartieri più caldi coincidono spesso con quelli a reddito più basso. Secondigliano, Scampia e San Giovanni a Teduccio, tra i più colpiti dal caldo, registrano redditi medi inferiori ai 19.000 euro/anno lordi. Al contrario, Posillipo, Chiaia e San Ferdinando, più freschi, hanno redditi sopra i 48.000 euro/anno lordi. Questa correlazione riflette una “ingiustizia climatica”: le fasce economicamente più fragili sono anche spesso le più esposte agli effetti del cambiamento climatico.
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