“Molti laureati per poche farmacie”, l’allarme dell’Ordine in Campania

Seicento nuovi iscritti all’Ordine dei farmacisti ogni anno. Accade in Campania dove sono tre, al momento le facoltà di Farmacia: all’Università Federico II di Napoli, all’Università degli Studi di Salerno e alla Sun, che ha sede a Caserta. Solo da quella di Napoli, ogni anno sono 400 i laureati a cui vanno a sommarsi gli studenti che terminano gli studi a Salerno e Caserta, ultima attivata e che a breve andrà a regime. Sono i numeri forniti dal presidente dell’Ordine della provincia di Napoli, Vincenzo Santagada, che parla, a cento anni dalla nascita dell’Ordine nazionale che sarà celebrata domani a Napoli, proprio dove cento anni fa si riuniorono per la prima volta tutti i presidenti degli Ordini provinciali per dar vita a quello nazionale, di «una stasi nel ricambio generazionale». «Da Napoli arrivano ogni anno circa 400 laureati – dice Santagada – Sommando Salerno e Caserta, che entrerà a regime quest’anno, sono 600 nuovi iscritti all’ordine dei farmacisti ogni anno». Se si considera che nella provincia di Napoli ci sono, stando a quanto fa sapere Santagada, circa 800 farmacie, c’è, appunto, «una stasi nel ricambio generazionale». Molti laureati, insomma, per poche farmacie. L’Ordine, dal canto suo, cerca, come spiega il presidente, «di sensibilizzare i colleghi a ‘eliminarè i cosiddetti camici blu, che sono di appoggio all’organizzazione della farmacia, e questo per favorire l’assunzione di un laureato che dà maggiori garanzie e professionalità». E secondo Santagada, questo, andrebbe anche a «tranquillizzare i laureati che si accingono alla professione e le loro ansie». «Mentre in passato, gli iscritti alla facoltà di Farmacia, come sottolinea il presidente, avevano alle spalle famiglie che già operavano nel mondo della farmacia, oggi le cose sono cambiate e la maggior parte degli studenti proviene da famiglie che nulla hanno a che fare con il mondo della farmacia. Anzi – sottolinea – spesso vengono da famiglie che hanno disagi dal punto di vista economico e questo mi mette ansia». «Mi rivedo in loro – aggiunge – inseguono un sogno e vorrei che la categoria potesse dare a loro una mano in più».

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