Le mani dei clan sul Recovery Fund. La Prefettura a Napoli ha adottato otto misure interdittive antimafia
I settori nei quali operano le ditte colpite sono lavori pubblici, pulizie e sanificazioni ospedaliere, commercio di generi alimentari, commercio di carni, strutture di ricettività alberghiera, trasporto e rimozione rifiuti, servizi funebri, bar, ristoranti e pubblici esercizi. Il prefetto di Napoli Marco Valentini ha adottato oggi 8 provvedimenti interdittivi antimafia a carico di altrettante imprese operanti nel settore alberghiero e dei pubblici servizi. Le indagini, durate cinque mesi, sono state condotte da Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia su almeno un centinaio di aziende interessate all’accesso ai finanziamenti europei offerti dal Recovery Fund e che, già prima dell’erogazione dei fondi, avevano presentato istanza di accesso.
Attraverso un’attenta analisi delle autocertificazioni bancarie, strumento utilizzato oggi per l’assegnazione dei fondi, si è intercettata l’intenzione di circa settecento imprenditori di aggredire le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea e destinate in particolare alle concessioni pubbliche e ai settori economici come quello dell’edilizia, della grande distribuzione alimentare, delle riconversioni ambientali e dei settori di turismo e ristorazione. Dal 20 gennaio 2020, il prefetto ha emesso 94 provvedimenti interdittivi antimafia a carico di altrettante imprese, di cui 77 nel 2020 e 17 nel 2021. La prefettura inoltre ha proposto il finanziamento di una piattaforma informatica per ampliare l’incrocio delle informazioni delle varie banche dati e consentire un flusso costante delle notizie. Al momento, il progetto, valutato positivamente dall’autorità di gestione Pon sicurezza, è in fase di perfezionamento.
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