La storia di “Doyen di Portici” e di un piccolo grande sogno che si è realizzato

Portici – Questa. È una bella storia. Di integrazione, impegno civile e stato sociale, poco di moda negli ultimi anni. L storia la ricorda Pietro Cuomo, tifosissimo del Napoli e del Portici calcio, ma appassionato di sport in generale. “In occasione del compleanno di un dolce ragazzo guineano di nome Doyen, mi torna in mente un bellissimo momento di condivisione e integrazione che lo sport, e in particolare la passione per il Calcio Napoli, riesce sempre a regalare.

Sono ormai trascorsi sette anni da quel giorno in cui Anna Schettini, con la Shannara Cooperativa Sociale, accolse a Portici Doyen: un ragazzo in fuga dalla fame del suo Paese, dopo aver attraversato il deserto, ritrovatosi solo e spaesato, quasi per caso, nella nostra città. Quando fu rintracciato dalla polizia, non ricordando nemmeno il suo cognome, disse di chiamarsi “Doyen di Portici”, perché aveva letto il nome della città su un cartello stradale e lo aveva scelto come simbolo di salvezza.

Ad Anna raccontò della sua passione per il calcio e del sogno di incontrare Amadou Diawara, suo connazionale, che all’epoca vestiva la maglia del Napoli. Da lì partì una piccola grande magia.  Anna mi chiese di accompagnare Doyen allo stadio per Napoli–Torino, con la speranza di poter incontrare il suo idolo. Andammo alla partita, ci divertimmo, il Napoli perse… ma la vera vittoria fu vedere gli occhi di Doyen riempirsi di lacrime quando riuscì a conoscere Diawara e a ricevere da lui la maglia.

Oggi Doyen non vive più a Portici, sta bene, vive vicino Parigi e gioca nelle giovanili di una squadra di Ligue 1. La dimostrazione che i sogni possono diventare realtà, soprattutto quando si cammina con onestà, speranza e fiducia negli altri.

Nel mio piccolo continuerò sempre a credere che l’integrazione, l’inclusione e il rispetto delle diversità siano un valore, non un limite. In un tempo in cui il colore della pelle, l’orientamento sessuale, la fede calcistica o l’appartenenza territoriale diventano troppo spesso muri su cui costruire divisioni, e spesso carriere politiche, io scelgo di stare sempre dall’altra parte”.

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