Il boss in carcere della Nco a una parente: “Vai da Cesaro, oggi è potente, ma è stato il mio avvocato e il mio autista. Mi deve tanto”. L’ex Presidente della Provincia: “Sono nauseato”

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Luigi Cesaro, ex presidente della Provincia di Napoli, si dice «furibondo» non per quanto trasmesso ieri da Servizio Pubblico – sulle intercettazioni tra Raffaele Cutolo e una sua parente – ma perchè non si dice che le «intercettazioni, vecchie di 2 anni e del cui contenuto sono venuto a conoscenza come tutti solo ieri sera, in tutto questo tempo non sono state utilizzate dalla magistratura, nella quale ho sempre avuto massima fiducia, solo perchè, evidentemente verificate,non dicevano nulla di penalmente rilevante».

«Sono disgustato perché vive ancora un giornalismo d’assalto che aggredisce, mortifica, svilisce e non tiene conto di quelle che sono sentenze definitive della magistratura anche quando queste parlano di assoluzione. Perché non mi si è chiesto un appuntamento per un’intervista, ma si è preferito tendermi un agguato per strada? Perché l’immagine è più drammatica, scenicamente più forte e si possono tagliare decine di risposte sempre uguali per poi montare ciò che fa più effetto, ovvero un uomo spazientito che cammina senza dare più alcuna risposta all’intervistatore» continua l’ex presidente della Provincia.
«Sono disgustato non solo perché non c’è nulla di rilevante dal punto di vista penale, ma neanche dal punto di vista formale e morale, in quanto io in questa storia vengo citato, ma nei fatti non appaio mai», aggiunge l’esponente del Pdl.
«Vogliono durante il periodo elettorale costruire un teorema che non ha basi ed ha l’unico scopo di buttare nuove ombre sinistre su di me e sul Pdl in Campania, una regione decisiva per la vittoria finale. Alla luce di tutto ciò non credo che bisogna parlare di opportunità rispetto alla mia candidatura ma piuttosto del linciaggio, delle aggressioni, delle offese che subisco da anni, nonostante sia uscito limpido da ogni indagine condotta nei miei confronti» afferma Luigi Cesaro. Per Cesaro «si dipinge con i colori del fango anche il nulla, ovvero un vecchio detenuto che dice alla nipote di rivolgersi ad un politico oggi importante per far aiutare il fratello che è rimasto senza lavoro. È una richiesta questa che ascolto, come tutti i miei colleghi, ogni giorno da centinaia di persone, perchè questa è la realtà del lavoro a Napoli, ma che assolutamente non mi è mai pervenuta da nessuno che me l’ha formulata a nome di Raffaele Cutolo o di qualcuno della sua famiglia». «Per quanto riguarda la storia dell’autista, la risposta è banale ma semplice: non sono mai stato posto nelle condizioni di praticare questa pur nobile professione», aggiunge. «Mi domando una cosa però; se la strategia è quella di volermi fare passare per un politico sotto l’influenza di Cutolo, allora perché, come affermato da lui stesso, si ricorda di me solo dopo trent’anni e non ha cercato di rivolgersi a me prima?», conclude Cesaro.

 

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