Ciro Bonajuto superstar alla Festa dell’Unità a Milano: immigrazione, patto di stabilità e futuro della città di Napoli

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Ercolano – Alla Festa Nazionale dell’Unità di Milano, nel corso del Seminario sugli Enti Locali moderato da Valentina Paris, responsabile Enti Locali della Segreteria Nazionale del Partito Democratico, è intervenuto il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto che si è soffermato sugli aspetti economici legati alla crisi e alla ripresa delle città del Sud, sulla vicenda relativa al prossimo candidato sindaco di Napoli e sul tema dell’immigrazione.   «Quando si parla di Legge di Stabilità, non bisogna considerare un elenco di cifre da analizzare al chiuso di una stanza, ma a risorse da destinare in base alle esigenze dei singoli territori. Da amministratore di un Comune del Sud di quasi 60mila abitanti, dico a tutti che l’unica soluzione per uscire dalla crisi è dare un volto umano ai nostri bilanci, guardando quotidianamente negli occhi i cittadini che amministriamo ed intervenendo sulle reali necessità del territorio», dice Buonajuto che si sofferma poi sulla vicenda legata al prossimo candidato del Partito Democratico a sindaco di Napoli: «Per quanto riguarda la scelta del prossimo candidato sindaco di Napoli, la sfida del Pd deve essere quella di individuare una figura in grado di rappresentare l’esigenza di cambiamento richiesta dai cittadini. Se si raggiunge questo obiettivo, i 5 Stelle perdono tutto il loro seguito che nasce da un movimento di protesta senza un programma politico alla base che si è collocato nel divario scavato tra politica e gli elettori. Se il Pd a Napoli riuscirà a colmare questo divario con un programma serio e responsabile ed una figura in grado di rappresentare il cambiamento, non vedo margini di manovra per i 5 Stelle». Infine, Buonajuto interviene sulla questione immigrazione e accoglienza dei migranti che coinvolge tutta Europa ed, in particolare il Sud Italia: «Quando parliamo di immigrazione, dobbiamo tenere sempre impressa nella mente una cosa: il pianto di un bambino in Africa o in Medio Oriente fa lo stesso rumore del pianto dei nostri figli. Credo che riusciremo a comprendere il concetto di accoglienza quando daremo la possibilità ai migranti di raccontare le loro esperienze nelle nostre scuole, nei nostri Comuni, nelle nostre parrocchie in modo da far capire che queste persone non sono solo i mostri sbattuti sulle pagine di cronaca dei giornali, ma popoli che fuggono da guerre, fame e terrore».

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