Da inquilini a custodi del bene confiscato alla camorra: oggi nove famiglie del condominio Terracciano a Pollena Trocchia rischiano di finire per strada. “Vogliamo solo sia rispettata la nostra dignità”, ma pare il Tar gli abbia dato ragione

Pollena Trocchia – Nove famiglie tra cui la maggior parte bambini e anziani con diverse patologie, dovranno essere sfrattate. Non è l’ennesimo caso di abusivismo edilizio sotto il Vesuvio. No. Queste famiglie dovranno trovarsi, dalla sera alla mattina un altro alloggio perché quello in cui vivono, oggi è di proprietà comunale dopo essere stato confiscato dallo stato perché i proprietari ritenuti legati alla camorra.

Condominio Terracciano, tra via Apicella e via Caruso a Pollena Trocchia.  “È una vicenda molto complicata, adesso attendiamo la sentenza del Tar, al quale ci siamo rivolti dopo il silenzio del Comune che, a differenza dell’Agenzia dei beni confiscati, non si è venuto a costituire. Tra queste persone ci sono pensionati, bambini, studenti che si stanno preparando per gli esami e che da un giorno all’altro si ritroveranno a vivere per strada. Ormai è diventata una questione di giustizia sociale, per la quale chiediamo si intervenga a tutela del diritto alla casa e della dignità umana” ha affermato la nota civilista Cristina Piccolo alla giornalista de il Mattino Giuliana Colella, che difende sette delle nove famiglie. Nei primi anni ’90 il condominio fu confiscato alla famiglia Terracciano, all’epoca legata alla camorra di Raffaele Cutolo.  Divenuta definitiva la sentenza, solo uno dei due però risultò colpevole. Quegli appartamenti sono tuttora abitati da diversi nuclei familiari, a cui si aggiunge un’altra unità immobiliare occupata da una palestra. Tutti con contratti regolarmente registrati tra il 2008 e il 2012. Nel 2015 un sopralluogo dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati nominò gli inquilini (fino ad allora mai avvisati della confisca) custodi degli immobili a titolo gratuito, col divieto di pagare il fitto ai vecchi proprietari, diversamente sarebbero risultati “conniventi” dell’organizzazione a cui erano stati confiscati gli immobili e anche una palestra, nei piani terra dell’immobile.

I due fratelli Terracciano effettuarono una divisione dei beni: quelli in cui abitano le attuali famiglie a rischio sfratto restarono al fratello ritenuto colpevole. Da qui comincia l’odissea dei residenti che da “custodi” del bene diventano “i cattivi”, da mandare via.

“Nel 2024 ho iniziato a difenderli – spiega la legale a il Mattino  – quando venne loro notificato un decreto ingiuntivo, così da custodi a titolo gratuito diventarono occupanti sine titolo. Abbiamo avviato una trattativa col Comune, che nel gennaio 2022 ha acquisito i beni al proprio patrimonio indisponibile, ma è sempre stato in silenzio. Per questo abbiamo deciso di fare ricorso al Tar. I miei assistiti hanno chiesto un intervento amministrativo volto a tutelare il loro diritto all’abitazione e al lavoro. Solo a seguito del nostro ricorso, pur scegliendo di restare contumace, l’amministrazione ha deciso di inoltrare all’Agenzia dei beni confiscati due istanze di modifica della destinazione d’uso da sociale a commerciale, invocando l’esigenza di salvaguardare proprio quei diritti costituzionali precedentemente ignorati”. Nel novembre 2022 tutti i condomini sono stati raggiunti da una notifica ad opera della tenenza dei carabinieri di Cercola, che si compone di una relata e di un atto allegato. Nella prima si scrive che in allegato c’è l’ordinanza di sgombero indicando numero e data. “Non è così in realtà – sottolinea l’avvocato Piccolo – perché l’ordinanza effettiva ha un altro numero e un’altra data, che non è mai stata notificata a nessuno dei miei assistiti. La successiva notifica dei carabinieri del 2023 poi non è mai avvenuta ed è stato fatto lo stesso errore. Questa del condominio Terracciano è una vicenda che dimostra ancora una volta come nella legislazione italiana, benché esistano leggi meritevoli di plauso come il cosiddetto codice antimafia, si creino però degli automatismi o meglio delle vacatio legislative che rischiano di stritolare i diritti costituzionali di soggetti incolpevoli, che si trovano coinvolti loro malgrado in un caso che li vede in prima persona vittime della mafia. Un altro paradosso – aggiunge – è che ad oggi non c’è nessuna documentazione che legittimi lo sgombero, a partire dal commissariato di polizia di San Giorgio a Cremano a cui è stato conferito l’incarico di procedere». Le famiglie hanno preso coscienza di quello che potrebbe succedere a giorni, ma siccome di fatto non sono né camorristi, né abusivi e nemmeno morosi, perché fin quando c’era da pagare qualcuno l’hanno sempre fatto, vogliono dignità. Rispetto per chi in quegli alloggi ritenuti legati ai proventi della camorra, ci vive.

“Abbiamo bimbi piccoli e qui ci vivono anziani e disabili. Meritiamo che lo Stato in cui crediamo ci dia un segnale della sua legalità, che deve far rima con la dignità. La dignità di trovarsi un altro alloggio senza dover finire in strada. Ci diano il tempo di trovarci un appartamento in cui trasferirci. La dignità è un valore a prescindere dall’immobile in cui viviamo. Abbiamo sempre pagato fino a quando ci hanno detto di non farlo più in quanto ritenuti “custodi a titolo gratuito del bene”, che colpe ne abbiamo? Dal 1 giugno rischiamo di finire in mezzo a una strada e solo grazie all’avvocato Piccolo stiamo riuscendo a capire cosa sia realmente successo nel tempo. Errori su errori, burocrazia cieca rispetto alla realtà. Pensiamo, siccome crediamo ancora nel valore dello Stato che la nostra dignità non debba essere calpestata così”.

Non si sa ancora bene cosa voglia farne il Comune di Pollena Trocchia del bene confiscato ai Terracciano. Si è parlato prima di soluzioni legate all’housing sociale, poi la situazione pare si fosse arenata. Oggi l’unico dato certo è la comunicazione di sgombero da parte della polizia di San Giorgio a Cremano e l’agonia di intere famiglie rispetto al futuro. “Ai miei bambini dovrò spiegare il perché dalla sera alla mattina dovremmo cambiare casa e siccome sotto il Vesuvio, nonostante le paure e i proclami per la zona rossa, i prezzi degli immobili sono arrivati alle stelle, perché magari dovremmo trasferirci un po’ da nonna. I vecchietti che invece sono affetti da gravi patologie che non hanno genitori a cui appoggiarsi dove andranno a finire? Sotto un ponte o ricoverati cronici su una barella dei tanti pronto soccorso dei nostri ospedali, fatto eccezione di quello locale chiuso da anni”. Si attende l’esito del ricorso al Tar e le disposizioni dal Comune di Pollena Trocchia riguardo il futuro di quel condominio. E’ delle ultime ore una notizia che se fosse confermata, per ora c’è il massimo riserbo, potrebbe ribaltare le sorti delle famiglie del Condominio Terracciano, almeno ridandogli la dignità che meritano. Pare infatti che il Tar abbia dato ragione ai condomini. L’avvocato Piccolo non si sbottona, preferisce studiare bene tutto.

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