Sgombero dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, seni nudi per protesta per chiedere istituzione sportello anti molestie

Alcune ragazze del Collettivo Abane dell’Accademia di Belle Arti hanno protestato a seno nudo nei pressi dell’edificio sgomberato dalle forze dell’ordine per porre fine all’occupazione iniziata il 18 febbraio. Le ragazze hanno deciso di manifestare così, “contro ogni forma di discriminazione ma soprattutto per rimarcare con forza la loro richiesta ai vertici dell’Accademia affinché sia istituito uno sportello contro le molestie”. Di recente, infatti, l’Accademia di Belle Arti di Napoli è stata al centro di una inchiesta della Procura che ha portato

all’iscrizione del registro degli indagati di due docenti accusati di molestie. “È solo da un mese che, con le nostre SOLE forze, attraverso pareti, teatri, tele e corpi stiamo urlando le nostre inquietudini, facendovi entrare nel nostro incubo fatto di frustrazione, mortificazione, umiliazione, smarrimento, fragilità, demoralizzazione, scoraggiamento, afflizione, depressione, dissociazione, nevrosi, paranoie, ossessioni, senso di oppressione, desolazione, impotenza, rabbia, sconforto, tristezza, disperazione, angoscia, abbandono e solitudine – hanno scritto le militanti del collettivo Abane che ieri sono state sgomberate dalle forze dell’ordine – Quando qualcuno ti sconvolge l’esistenza non è facile nemmeno parlarne, figuriamoci trovare una forma. Eppure, nonostante ciò significhi aprire ogni volta una ferita ANCORA troppo profonda, ci stiamo riuscendo.

NOI ESISTIAMO. Noi dieci ragazze del collettivo, insieme a tre lavoratrici dello spettacolo, abbiamo scavalcato all’alba le mura del teatro Mercadante, occupandone l’atrio.Un’ora. Tre macchine della polizia e due camionette, carabinieri che appena hanno saputo che eravamo solo donne non si sono lasciati sfuggire battutine viscide e sessiste: “ Ah siete solo ragazze? E chi è la più brava dello spettacolo?’’. Abbiamo di nuovo risposto con l’arte, siamo salite sulle mura, ognuna con un cartello che componeva un messaggio tanto semplice e tanto, ripetutamente, umiliato: NOI ESISTIAMO. L’abuso di potere si fonda sulla negazione dell’identità da cui nasce un’impotenza annichilente, fare queste azioni ha avuto per noi un forte significato: passare dall’impotenza alla potenza, dalla fragilità alla determinazione, dal misconoscimento reiterato al riconoscimento di quelle istanze che grazie a noi sono state accolte: ora lavoratrici e lavoratori hanno ottenuto un presidio fisso autogestito nelle mura del teatro. Alla chiamata delle compagne lavoratrici, nessuna delle ragazze del collettivo ha esitato ad andare. Abbiamo già subito abbastanza da studentesse, non vogliamo essere lavoratici che devono lottare per entrare nelle compagnie come tecnic*, pagate la metà degli uomini, responsabili di un lavoro di cura dato per scontato e non retribuito e, come se non bastasse, oggetto di battute e atteggiamenti sessisti anche sul luogo di lavoro. Figlie di un sistema patriarcale che non risparmia nessuna, i loro problemi sono i nostri.

(Le fotografie sono di Raffaele Aquilante, tratte dalla pagina Facebook del collettivo Abane).

 

 

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