“La cultura che cambia”, il libro di Stefano Consiglio e Marco D’Isanto: nuovo motore del cambiamento della società. Non solo per addetti ai lavori

La premessa al libro è del direttore del Corriere del Mezzogiorno, storico inviato del Corriere della Sera Enzo d’Errico, la prefazione è di Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud e la post fazione è di Giuliano Volpe. Il libro l’hanno scritto Stefano Consiglio, economista e animatore della scena culturale non solo napoletana, da poche settimane eletto presidente della Scuola per le Scienze Umane e Sociali della Federico II e Marco D’Isanto giornalista, animatore culturale e tra i più importanti dottori commercialisti per il settore No profit. Il titolo è “La cultura che cambia“ edito dall’Editoriale Scientifica e traccia la rotta della cultura oggi come motore importante per il cambiamento della società. “La cultura può rigenerare gli ambienti sociali e svolgere un ruolo per attivare processi economici in grado di impattare positivamente sulla vita delle comunità (la cultura che cambia il contesto)”. Ne sono convinti gli autori secondo cui: “la cultura può a sua volta essere oggetto di cambiamento al mutare e all’evolversi del contesto sociale (la cultura che cambia sé stessa) perché non è solo conoscenza, erudizione, elaborazione ma anche costume, comportamento sociale, capacità e abitudini che appartengono alle persone in quanto membri di una comunità.

Il prof. Stefano Consiglio

“La cultura che cambia” è una raccolta di articoli finalizzati da un lato a comprendere le dinamiche di cambiamento del settore culturale e dall’altro a proporre idee ed iniziative in grado di rafforzare lo sviluppo e l’inclusione sociale ed economica”. La cultura che cambia, diventa quindi un testo importante non solo per gli addetti ai lavori (innovatori sociali, giornalisti, animatori culturali e artistici, rigeneratori urbani) ma soprattutto per sognatori che stanchi di vivere nei troppi ghetti culturali, spesso imposti da scarse politiche culturali, voglio guardarsi attorno e metterci cuore, faccia,

Marco D’Isanto

esperienza per cambiare le cose. “Le zone franche della cultura, l’evoluzione dei modelli di business dei musei, il partenariato pubblico privato nella gestione dei beni culturali, le innovazioni contenute nella riforma del terzo settore e il loro riflesso per le organizzazioni culturali, la necessità di una definizione di un assetto giuridico delle imprese culturali, la rigenerazione dal basso degli spazi della cultura, sono alcuni dei temi presentati in questo lavoro allo scopo di contribuire al dibattito sui processi di trasformazione in atto”.

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