Zurlo in ‘Mamma camorra. Nel ventre del male’: «Togliere i figli ai camorristi, norme più dure contro le donne boss»

Non più custode del focolare, mera comparsa negli affari illeciti degli uomini di famiglia. Ma custode dei segreti criminali, amministratrice delle ricchezze sporche di sangue e, all’occorrenza, capo. Soprattutto «educatrice, catechista» dei figli ai (dis)valori della ‘famiglia’. La donna di camorra si è evoluta, conquistando un ruolo da protagonista sul palcoscenico del malaffare e svolgendo l’odioso compito di educare al crimine i propri bambini. Lo provano le storie di oltre 30 donne al centro del nuovo libro dello scrittore stabiese Vincenzo Zurlo.

‘Mamma camorra. Nel ventre male’ è un viaggio nell’universo femminile della criminalità organizzata campana. Un viaggio che si apre sul cuore nero di donne come Teresa De Luca Bossa di Ponticelli, Maria Licciardi di San Pietro a Patierno, Gemma Donnarumma di Torre Annunziata, le ercolanesi Enrichetta Cordua e Antonella Madonna, le napoletane del quartiere di San Giovanni a Teduccio Giulia Formicola, Maria Domizio, Assunta Rispoli, o le casertane Angela Barra, Anna Carrino.

Quello che Zurlo compie nel libro edito da Stylo24 e disponibile su Amazon è un viaggio che guarda all’eredità di queste donne, ai loro figli dal destino già scritto. Un viaggio che si conclude con due forti considerazioni dell’autore: la donna è il «capitale sociale su cui tutto si fonda» e quindi occorre «una evoluzione della normativa in materia di reati commessi dalle donne» perché «il vero scacco matto non va fatto al re, ma alla regina»; occorrono interventi di rottura per salvare i figli dei camorrist, occorre allontanare i figli dai nuclei familiari in odore di camorra per impedire alle donne-madri di tramandare la cultura della vendetta dell’onore, della legge del ‘sangue che lava sangue’.  «I giudici dovrebbero adottare per i minori decisioni analoghe a quelle adottate nei casi di famiglie in cui accadono violenze o i genitori sono tossicodipendenti», è un passaggio del testo .
Solo così si può scampare a un «destino segnato alla nascita» che «non lascia scampo a nessuno». La riflessione è condivisa dal magistrato Catello Maresca, cui è affidata la prefazione del libro, e dal rettore dell’Università Unised Deborah Capasso De Angelis, che ha firmato la postfazione. ‘Mamma camorra. Nel ventre del male’, è il pensiero di Maresca, «apre alla conoscenza della verità che deve essere l’obiettivo primario di chi si rivolge ai giovani nella speranza di offrire loro gli strumenti per fare le scelte giuste e per imboccare anche in età non ancora matura la retta via verso un futuro rosero e ricco di bellezza». Per Capasso De Angelis «togliere i figli alle madri di camorra, alle loro famiglie, laddove esse non comprendano il danno provocato a quelle ‘menti vergini’ in cui hanno instillato la visione sbagliata del mondo, non solo è necessario, ma è un dovere della società civile».

 

 

 

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