Vincenzo Liguori vittima innocente delle camorra, Dieci anni dopo. La cassazione assolve chi era accusato di essere il mandante del raid e condanna i killer e lo specchiettista

Dieci anni. Oggi ricorrono dieci anni da quando una persona perbene che mai ha avuto a che fare con la delinquenza fu assassinao all’interno della sua officina meccanica a San Giorgio a Cremano. Il 13 gennaio 2011 Vincenzo Liguori era, come tutti i giorni, nella sua officina meccanica in via San Giorgio Vecchio. Verso le 19:00 giunsero davanti alla sua attività due killer in sella a una moto e con caschi integrali fecero fuoco all’ingresso del negozio vicino a quello di Enzo. Il loro obiettivo era Luigi Formicola, pregiudicato titolare del circolo ricreativo adiacente l’officina che in quel momento era uscito dal locale. Quando si vide arrivare la moto, l’uomo provò a mettersi al riparo entrando nell’officina meccanica ma i due killer lo trucidarono sparando a raffica. In quegli istanti, Vincenzo era impegnato nel cambio d’olio di una moto. Quando sentii gli spari si alzò di getto per capire cosa stesse accadendo. Un riflesso che gli fu fatale: fu colpito al torace da uno dei proiettili perdendo immediatamente la vita. A Dicembre 2012: i carabinieri di Torre Annunziata, coordinati dalla DDA di Napoli, arrestano 3 individui accusati di 4 omicidi a stampo camorristico compreso quello in cui è stato coinvolto Vincenzo Liguori. Sono imputati: Vincenzo Troia, Andrea Attanasio  e Giuseppe Attanasio, mentre al fermo Giovanni Gallo. Il 2 ottobre 2014: Il pubblico ministero Claudio Siragusa richiede le condanne di:
– Ergastolo per Vincenzo Troia, ritenuto il mandante dell’agguato;
– Ergastoli per Andrea e Giuseppe Attanasio, ritenuti gli esecutori materiali;

– 15 anni di reclusione per Giovanni Gallo, auto-accusato di avere fatto da specchiettista nel duplice omicidio. La Corte di Assise conferma le condanne in primo grado per gli ergastoli, mentre riduce a 12 anni la pena per Giovanni Gallo con l’attenuante della collaborazione. Il 2 febbraio 2016: la Corte di Assise d’Appello di Napoli, Quarta Sezione, assolve Vincenzo Troia annullando l’ergastolo e i reati contestati in primo grado, escludendo l’aggravante del metodo mafioso. Conferma, invece, le altre pene. A Febbraio 2017: la Cassazione conferma le sentenze emesse dalla Corte d’Assise. VIincenzo è il papà di Mary, cronista di razza di nera e giudiziaria, oggi redattrice de Il Mattino nella redazione di Caserta, all’epoca dei fatti corrispondente del giornale che fu di via Chiatamone, accorsa a seguire l’ennesimo fatto di sangue che aveva insanguinato il vesuviano. Il corpo innocente lasciato sul selaciato era quello del suo amatissimo papà. Oggi Vincenzo Liguori è ricordato con una piazzetta a Pollena Trocchia, sua città di origine dove ha sempre vissuto, un parco a San Giorgio a Cremano e un memorial contro le mafie che ogni anno vede sfrecciare per le strade del vesuviano gli appassionati di due ruote. Perchè quattro muovono il mondo, due anche l’anima.

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