Una canzone contro i pentiti del neomelodico De Martino, la denuncia di Francesco Emilio Borrelli: “Serve una legge regionale che punisca l’apologia di mafia e camorra”

Gianni Simioli e Francesco Emilio Borrelli

Un disegno di legge per istituire a livello regionale la persecuzione dei reati di apologia di mafie e camorra. E’ la proposta del consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, dopo l’ennesima denuncia per l’ennesima canzone che punta il dito contro i pentiti (collaboratori di giustizia) per “elogiare” l’omertà della camorra. “La canzone realizzata dal cantante neomelodico Daniele De Martino dal titolo molto esplicativo ‘Si nu pentito’ segna l’ennesima pagina vergognosa realizzata da alcuni artisti che inneggiano alla mentalità camorrista dei clan esaltandone i codici criminali. Più che espliciti i messaggi lanciati che indicano come ‘infame’ chi collabora con le forze dell’ordine e minacciano anche ritorsioni nei confronti di chi ha fatto i nomi dei complici che ‘anche tra cento anni sarà trovato’. Bisogna stroncare il business redditizio di alcuni neomelodici sul quale i clan da sempre hanno mostrato particolare attenzione anche come strumento di ostentazione di forza. Per questo proseguiremo nel portare avanti la proposta di legge di iniziativa regionale per introdurre il reato di apologia della mafia e della camorra. Chi canta a favore dei camorristi e dei mafiosi di fatto si fa portavoce del sistema criminale che frequentemente è lo stesso che lo foraggia o gli permette di lavorare”. Lo ha dichiarato il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli che ha denunciato la nuova canzone pro clan promossa da un neo melodico. Sul tema è intervenuto anche il conduttore radiofonico Gianni Simioli che ha ospitato nel corso della trasmissione La Radiazza alcuni esperti: “Ci hanno raccontato in diretta telefonica che oramai è quasi un obbligo per alcuni artisti quello di assecondare le richieste dei boss se vogliono fare carriera velocemente. Sono costretti spesso a firmare queste squallide performance poiché ricattati per lavorare nei circuiti delle feste e degli eventi in mano ai clan. Bisogna mettere fine a queste prassi che gettano infamia e discredito su un intero settore artistico oltre a diffondere la cultura criminale tra le generazioni più giovani”.

 

 

 

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