Tra crolli e abbandoni, si consuma lo Spoon river delle Ville vesuviane e del Miglio d’Oro.
Intorno alle ore 17 di Mercoledì 5 Febbraio la parete dell’edificio laterale di Villa D’Elboeuf si è in parte riversata sui binari della ferrovia Napoli-Portici. Dopo anni di degrado e abbandono, l’ex Villa Bruno è crollata sotto i colpi della pioggia battente, infrangendo i suoi calcinacci sul primo tratto ferroviario d’Italia. I conseguenti disagi provocati alla circolazione su rotaie sono ben poca roba, se si pensa ai danni che il crollo avrebbe potuto provocare (fortunatamente la zona era deserta al momento dell’accaduto), e all’offesa che la memoria storica locale e nazionale han subito al momento del cedimento della parete. La “Sirena di Portici”, era recentemente passata alle cronache per il tentativo, fallito (a causa di alcuni vincoli legali, e dell‘improvviso dietrofront della Cassa Deposito e Prestiti), di acquisizione da parte del Comune di Portici, intenzionato agli inizi di Ottobre 2013 ad applicare il suo diritto di prelazione a discapito della InvEst srl: cordata di imprenditori che, ad oggi, risulta proprietaria del bene, acquistato lo scorso 19 Marzo all’asta per 4mln di euro. Tanti i colpevoli, o “presunti colpevoli”, del fatal destino di Villa d’Elboeuf: dalla complessa giurisprudenza italiana all’Ente Ville Vesuviane, fondato nel 1971allo scopo “di provvedere alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione del patrimonio artistico” del tratto di costa che va dalla periferia orientale di Napoli a Torre del Greco. Dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali (che non ha mai esercitato il suo diritto di prelazione), alla vecchia Amministrazione porticese, che, nel 2001, decise di disertare per ben 3 volte i consigli comunali, convocati per salvare il destino della “Regina” del Miglio d’Oro: asse di palazzi e complessi vesuviani che si estende da San Giovanni a Torre del Greco, dichiarato nel 1971 dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”. Nonostante la loro memoria storica, e la loro bellezza, capace di ammaliare principi, conti, regine, e personalità del calibro del Goethe, dei 122 “monumenti”, ripartiti tra oltre 700 proprietari, soltanto una quarantina risultano in un buono stato di conservazione. Tra questi Villa Signorini, acquistata e trasformata dalla società privata “Sorbo” in un piccolo albergo; Villa Aprile, di proprietà dell’ingegner Corrado Ferlaino (restaurata anche tramite I fondi del Patto del Miglio d’Oro) ; Villa Campolieto, Villa delle Ginestre e Villa Ruggiero, di proprietà della “Fondazione Ente Ville Vesuviane”; Villa Savonarola, e la maestosa Reggia di Portici, rispettivamente gestite dal Comune e dall’Università di Agraria (a seguito di un accordo con la Provincia). Altri complessi ancora risultano in corso di ristrutturazione: come Villa Caposele, e l’ex maneggio reale, Palazzo Mascabruno: il più grande galoppatoio al coperto dopo quello di Vienna. Diversa invece la situazione di Villa Buono a distrutta e demolita, e di palazzo Lauro Lancellotti a Portici, crollato nel marzo 2011, proprio come di recente ha fatto l’ex residenza del Conte d’Elboeuf.
Dario Striano
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