Sono finiti i fondi della Regione, i centri sospendono le prestazioni sanitarie ai bimbi autistici
Sono terminate le risorse stanziate dalla Regione Campania ed i centri dicono che non possono più garantire le prestazioni sanitarie. «Siamo indignati, tra i pazienti che subiranno l’interruzione di trattamento ci sono bambini autistici in età evolutiva e la sospensione della prestazione comporterebbe conseguenze serie. Ci sentiamo lesi nei nostri diritti, le Asl di appartenenza non possono permettere questa interruzione». Salvatore Cimmino, papà di un bambino aut3istico di 10 anni e presidente dell’Associazione Autismo Campania Onlus, è pronto a lottare per tutelare i diritti di tutti coloro che, pur essendo affetti da autismo, a partire da novembre non potranno più contare sulle prestazioni terapeutiche garantite dal Servizio Pubblico.
Un comunicato diffuso da alcuni centri per l’abilitazione, l’educazione e la riabilitazione di soggetti con deficit fisici-psichici-sensoriali ha scatenato la preoccupazione e anche la rabbia di decine di famiglie campane che, disperate, non sanno più dove curare i loro figli affetti da autismo. «Nostro malgrado saremo costretti a comunicare che si procederà alla sospensione/dimissione dei pazienti in carico a decorrere dal 1 bovembre 2023». Si legge questo nella nota diffusa da due centri privati, uno di Ottaviano ed uno di Cicciano, in cui le famiglie di bambini autistici hanno in cura i loro figli. Si aggiunge poi che chi di competenza provvederà «alla giusta collocazione degli utenti per consentire la continuità terapeutica».
«Il centro in cui sono in cura mio figlio e tanti altri bambini autistici ha affisso un comunicato con cui avvisa l’utenza della sospensione del trattamento ambulatoriale dal 1 novembre 2023 in poi. Dicono che hanno superato il budget stanziato dalla Regione Campania e non riescono a fronteggiare le spese per i prossimi due mesi ma i nostri figli non devono essere vittime di queste beghe amministrative tra centro, Asl e Regione Campania», continua Cimmino.
In effetti quanto sta accadendo in Campania è molto grave se si considera che l’autismo è tutelato dal 2017 dalla legge 134 del 2015 e che è, di fatto, tra i cosiddetti Lea (Livelli Essenziali di Assistenza). Le famiglie si augurano che i centri non mettano in pratica ciò che hanno annunciato perché secondo loro sarebbe un’interruzione di pubblico servizio che lederebbe il diritto dei figli che hanno bisogno di continuità terapeutica. Intanto dall’Asl Napoli 3 Sud dicono che «i centri non possono interrompere il servizio pubblico che erogano altrimenti l’Asl dovrà ricorrere alle opzioni legali che ha, non si può fare altrimenti. Possono rivendicare tutto quello che vogliono ma non possono interrompere la prestazione. Loro firmano una convenzione per erogare il servizio ed hanno degli obblighi».
«Il taglio delle ore di terapia per i pazienti autistici e la difformità di procedure adottate dalle diverse Asl sono problemi da affrontare in maniera concreta e decisa. Le associazioni nascono come necessità sociale, per fare fronte comune contro questo genere di attacchi vili ed inumani», dice la dottoressa Viviana Alaia. fondatrice dell’Associazione Spicco il Volo. «Trovo aberrante che a distanza di più di 2 anni dalla delibera di giunta regionale 131 /2021 ancora non si intravede una risposta alle legittime richieste e necessità dei genitori dei bambini speciali. Il lavoro quotidiano che affrontano le famiglie tra casa, scuola, centri ed attività sociali è quotidiano ed enorme. Se solo uno di questi tasselli salta nella rete che si costruisce intorno al bambino autistico – conclude Alaia – vi possono essere gravi scompensi legati alla costruzione delle abilità e delle competenze che con fatica nel corso dei mesi, o addirittura anni, si sono costruite».
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